Influenza o variante Eris? Ecco come riconoscerlo (2 / 2)

La variante Eris, la nuova variante Covid,  si chiama come la dea greca della discordia e, a causa del molteplicarsi dei casi, preoccupa. Sulla base dell’ultimo monitoraggio dell’Istituto Superiore della Sanità sulle varianti di Coronavirus circolanti a fine agosto, ormai il 41,9% dei casi di Covid-19 in Italia è riconducibile ad Eris , e vi è stato un notevole incremento, rappresentando,  per il momento, la Variante di Interesse (VOI) maggiormente rilevata in Europa, Stati Uniti e Asia.

Sulla base degli ultimi studi, si è visto che una mutazione ha reso Eris più resistente agli attacchi del sistema immunitario , questo anche perché nell’ultimo periodo si è abbassata la guardia sul virus ed è per questo che i medici invitano alla vaccinazione. Importanti le dichiarazioni fornite da Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano che, a mezzo stampa, ha dichiarato: “La fase di crescita di casi di Covid continuerà nelle prossime settimane anche con la commistione con l’influenza. Fragili e anziani devono fare i tamponi così, nel caso, possono assumere i farmaci antivirali. Difficile dire quando ci sarà il picco perché il Covid non è stagionale come l’influenza. È importante vaccinare fragili e anziani, serve un’alta attenzione a livello istituzionale, sorveglianza e monitoraggio”.

Una circolare a metà agosto ha dettato le indicazioni per la nuova campagna vaccinale prevista insieme alla campagna antinfluenzale. In particolare verranno impiegati vaccini a mRNA e proteici, disponibili a partire dalla metà del prossimo mese. Intanto occorre prestare attenzione ai sintomi di Eris, legati alle vie respiratorie superiori, come mal di gola, tosse secca, congestione e naso che cola, mal di testa, voce rauca, dolori muscolari e articolari, oltre a manifestarsi con perdita di gusto e olfatto e problemi gastrointestinali.

Una ricerca condotta dall’università di Tokyo e pubblicata sull  piattaforma bioRxiv, ha evidenziato che la variante Eris colpisce maggiormente i polmoni, e che questo potrebbe tradursi, almeno in una parte dei pazienti, in manifestazioni più severe di Covid.

I tempi di incubazione associati all’infezione da Covid-19 sono, in media, di 5 giorni (con una forbice compresa tra 2 e 14), ma fin dalla variante Omicron sembra oggi avere un esordio più rapido, spesso datato attorno a 3-4 giorni circa. I sintomi durano fino a cinque giorni mentre la positività può durare fino a due settimane.