In un interessante articolo di fanpage.it, nostra fonte di riferimento per la stesura di questo articolo, è riportato che sia Imane Khelif, che la taiwanese Lin Yu‑ting, sono state ammesse dal Comitato olimpico internazionale ai Giochi, seppur squalificate per livelli troppo alti di testosterone ai mondiali del 2023. La notizia è stata trattata in lungo e in largo dai quotidiani di tutto il mondo ma spesso, in modo totalmente errato poiché ha preso piede la bufala che la Khelif fosse una pugilea transgender. E questo, è stato ripreso anche da alcuni dei massimi esponenti politici italiani, sui rispettivi account social, ossia da Matteo Salvini e dalla premier Giorgia Meloni.
Queste fake news che hanno iniziato a guadagnare sempre più terreno hanno preso il via dalle dichiarazioni del presidente dell’International Boxing Association (IBA) e organizzatore dei mondiali del 2023 Umar Kremlev, il quale ha dichiarato, come riportato da fanpage.it, che: “sulla base dei risultati dei test del DNA, abbiamo identificato un certo numero di atleti che hanno cercato di ingannare i loro colleghi e fingevano di essere donne. Sulla base dei risultati dei test, è stato dimostrato che avevano i cromosomi XY”.
Ecco che torna, sistematicamente, un tema scottante, quello della riassegnazione di genere, che è vietata in Algeria, paese d’origine della Khelif, così come vietata è l’omosessualità. Chi non è a conoscenza di tutto ciò, ha alimentato bufale che non si placano. In tantissimi i siti che hanno parlato della Khelif come di “trans” ma non solo perché addirittura sono arrivati a descriverla come un uomo algerino che picchia una donna.
Dalla CIO sono arrivate delucidazioni che hanno posto fine alle tante fake news, dicendo che la Khelif non è un uomo né lo è mai stata. Il clamore del match tra la Carini la Khelif sta facendo rumore oltre i confini nazionali, tanto che Fox News e il Telegraph hanno scritto: : “Pugile donna abbandona il ring in lacrime”, descrivendo l’algerina come una che desidera solo mettere ko senza pietà l’avversario.
Dello stesso parere J. K. Rowling, autrice di Harry Potter, ritenendo che la Khelif abbia il ghigno di un maschio protetto consapevolmente sdall’establishment sportivo misogino. A rincarare la dose, ADF International, che ha rilanciato la sua campagna transfobica per le Olimpiadi affermando che Carini è stata “brutalmente costretta a rinunciare al suo sogno olimpico perché temeva per la sua vita”. Le polemiche sconvolgenti sulla Khelif non si placano.