Il ritrovamento in un garage vicino la casa di Sebastiano (2 / 2)

Queste sono ore davvero molto importanti per il caso Liliana Resinovich, ad oggi uno dei gialli più intricati della penisola. Sono arrivati i primi risultati delle analisi effettuate dalla Scientifica, nell’ambito delle indagini sul giallo del decesso della pensionata ed è emerso che il  Dna trovato sul cordino che teneva stretti i sacchetti di nylon in cui era infilato il capo della 63enne, non appartiene  al marito, all’amico speciale e al vicino di casa.

Sebastiano Visintin, Claudio Sterpin e Salvatore Nasti non c’entrerebbero nulla con il decesso della donna.  A fare il punto sulla situazione, che potrebbe rappresentare un’importante svolta nel caso, ci ha pensato  Il Corriere della Sera, mettendo nero su bianco quello che è accaduto in queste ore.  La Scientifica ha comparato il materiale biologico estratto dal reperto, col Dna del marito, dell’amico speciale e del vicino di casa di Liliana.

Il risultato è che  nessuno dei tre ha toccato quel cordino che potrebbe aver tolto la vita a Liliana. Alla luce di questo, come il nostro fanpage.it ci dice, gli inquirenti ritengono che il giallo di Liliana potrebb3e risolversi, ritenendo che la 63enne si sia tolta la vita.

Al momento del ritrovamento, la salma di Lilly era in posizione fetale, all’interno di due sacchi neri della spazzatura, aperti, uno infilato dalla testa, tenuto stretto da un cordino, e l’altro dai piedi. Sul cordino sono state rinvenute le impronte di Liliana, e un Dna maschile, sebbene molto debole, quindi forse da contaminazione.

Dai primi risultati della Scientifica, né il marito, né l’amico speciale, né Salvatore Nasti, carabiniere in pensione che frequentava Liliana e Sebastiano insieme con la moglie, risulterebbero aver toccato quel cordino che avrebbe soffocato la pensionata. Che Lilly si sia tolta la vita? Che si sia trattato di un gesto estremo?