Esiste un collegamento tra il decesso di Katy Skerl e la scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori? Il pm, titolare dell’inchiesta Skerl, Erminio Amelio, è attanagliato da questa domanda. Che la 17enne sia stata caricata in auto? Aveva un appuntamento segreto? Il fratello ha rifiutato di accompagnarla poiché aveva il sentore di qualcosa?
A tutti questi interrogativi, si somma un film preveggente di Peter Skerl, padre di Katy, nonché regista di film per adulti, dal titolo: «Ragazza tutta nuda assassinata nel parco», che sembra, in modo agghiacciante, descrivere la tremenda fine fatta dalla figlia.
E ancora, Marco Accetti ricevette a marzo 2013 due plichi, contenenti altrettante lettere in caratteri runici, senza mittente, che riportavano queste parole: «Non cantino le due belle more per non apparire come la baronessa e come il ventuno di gennaio martirio di S. Agnese con biondi capelli nella vigna del Signore». Ma si riferivano al decesso di Katy? Che la 17enne sia stata fatta fuori per via da una fazione opposta a quella che, nel 1983, aveva sequestrato la «ragazza con la fascetta»? Il plico era un invito a star zitto, rivolto a chi conosceva i retroscena del delitto di Grottaferrata?
Nel 2015, Accetti, indagato per il caso Orlandi-Gregori rivelò che la bara di Katy al riquadro 115 del cimitero Verano era stata rubata e che il furto della stessa, a suo dire, aveva un obiettivo ben preciso: «Per far sparire la camicetta della defunta, recante l’etichetta “Frattina”, indizio evidente di un collegamento con il caso Orlandi». Il procuratore Giuseppe Pignaton si rifiutò di «dare una controllata», cosa che avvenne sette anni dopo, accertando che la bara in effetti era stata portata via da ignoti.
Come in ogni giallo fitto e intricato, pare che nella stessa classe di Katy c’era la figlia di uno dei tre funzionari bulgari accusati di complicità con Ali Agca nell’attentato al Papa del 1981, considerato il «primo tempo» del sequestro Orlandi. Parliamo di Zhelio Vassilev, sospettato di fare il doppio gioco, in Italia, al servizio di Mosca.
Emanuela, Mirella e Katy sono figlie dello stesso complotto o, perlomeno, dello stesso mood di reticenze e omissioni? E non sarà mica che Grottaferrata venne scelta dal killer di Katy per rimandare all’attività del vescovo cecoslovacco Pavel Hnilica, che, con la sua fondazione, finanziava il sindacato Solidarnosc, e i sotterfugi di Umberto Ortolani, proprietario di una villa nella zona?