Secondo quanto si apprende in queste ore dalla stampa nazionale i polli della Lidl quindi venduti all’interno dei supermercati di questa catena di distribuzione sarebbero affetti da white striping.
Si tratta di una patologia facilmente riconoscibile anche ad occhio nudo. Il Fatto Quotidiano ha portato avanti una inchiesta giornalistica molto interessanti analizzando i polli venduti nei supermercati Lidl in tutta Italia, da Bari a Torino, verificando la presenza della patologia sui polli.
La patologia si presenta con delle striature bianche che corrono in maniera parallela alle fibre muscolari della carne. Questo vuol dire che il pollo in questione è stato sottoposto a pressioni fisiche e nutrito con materiale assolutamente non biologico.
La spiegazione più accreditata per lo sviluppo di questa patologia è che il grasso evidente sulla carne abbia preso il posto delle fibre muscolari che sono decedute per la mancanza di ossigeno e di nutrienti. Questa carne sarebbe quindi di scarso valore nutrizionale. Le confezione esaminate dal quotidiano riportano tutti in etichetta che il pollo proveniene da “filiera controllata”.
La patologia cambia la sostanza della carne sia nei fattori nutrizionali che in quelli della consistenza della stessa carne e comporta una riduzione di proteine a scapito dei grassi. Questo farebbe di questo pollo una scelta nutrizionale sconsigliata e non salutare.
Sul web esiste una petizione dal nome European Chicken Commitment che invita le grandi aziende produttirci come Lidl a ridurre le pressioni sugli animali in questione come hanno già fatto altre grandi catene di distrubuzione come Carrefour Italia e Eataly.