L’insegnante di un alunno al quinto anno di elementari, in una scuola paritaria in provincia di Treviso, dopo aver visto un errore grammaticale, ha deciso di redigere una nota allo scolaro, su cui ha messo nero su bianco di essere stufa di correggere innumerevoli verifiche scritte con i piedi, piene di errori ortografici gravi e di inesattezze, aggiungendo che se la sua idea era quella di continuare così, per lei poteva starsene a casa.
Parole dure, durissime, queste, che hanno mandato in bestia i genitori dello scolaro, contattando direttamente l’istituto senza esitare un solo istante, cui hanno detto: “Siamo i genitori di un alunno e ci siamo dovuti nostro malgrado scontrare inaspettatamente con una metodologia di insegnamento che ricorda i racconti dei nostri nonni: quando i maestri bacchettavano i bambini o li facevano sedere sui ceci – a nostro figlio è toccata la punizione fisica “stai in piedi lì all’angolo in corridoio”
Secondo il padre e la madre dell’alunno che ha ricevuto la nota, la docente ha adottato un comportamento che non ha alcuna finalità educativa e che si trasforma in una vera e propria fonte di ansia e inquietudine.
Il dirigente ha ricevuto i genitori subito dopo la segnalazione. E’ del parere che la collega abbia avuto una caduta di stile e si sia lasciata andare ad un’ esternazione impropria, della quale si è detta dispiaciuta. Si tratta di una docente che segue quella classe da cinque anni e che lavora nella scuola in oggetto da venti, a avendo fiducia in lei. Il preside, però, è del parere che l’errore ci sia stato e che sta due mesi stava dialogando con i genitori dell’alunno, pensando che tutto si fosse risolto ma così non è stato.
Il bambino ha finito l’anno nella scuola in questione e sceglierà per le medie un altro istituto. I genitori sono del parere che quello che è accaduto al loro figlio non sia un’eccezione, chiedendo una presa di coscienza del ruolo della scuola nel mondo odierno.