Governo Meloni, la notizia poco fa: addio a queste tasse (2 / 2)

La Meloni si trova a dover rilanciare l’economia, sostenendo chi è in maggiore difficoltà. “Il cambiamento è il processo col quale il futuro invade le nostre vite“, affermava Alvin Toffler, sociologo americano che amava definirsi “futurologo”. Questo lo sa perfettamente il nuovo governo con a capo Giorgia Meloni, pronto ad apportare importanti modifiche a diverse misure.

Se sul reddito di cittadinanza, Matteo Salvini ha espressamente dichiarato: “Bisogna rivederlo, è un dovere morale. Spesso è diventato un disincentivo al lavoro. Bisogna tagliare sprechi e truffe che spesso hanno per protagonisti stranieri, migliaia di extracomunitari che prendono il sussidio e poi tornano a casa. Dobbiamo tagliare quei soldi per mandare in pensione chi lavora da 41 anni”, ci sono altre odiose tasse che rappresentano una vera e propria palla al piede per gli italiani.

Al centro dell’attenzione del nuovo governo, c’è la cancellazione del canone Rai e della Legge Fornero. Il leader della Lega Matteo Salvini ha promesso la cancellazione di entrambe le misure, rientranti tra quelle che gli italiani proprio non sopportano, assieme al Bollo Auto. Quanto al canone Rai, esso potrebbe diventare, nel corso del prossimo anno che è ormai alle porte, regionale e finire fuori dalla bolletta della luce.

Questo cambiamento è stato richiesto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Secondo la Commissione Europea, l’addebito va contro al principio della trasparenza. Come tutti sapranno, il canone Rai ad oggi viene pagato nella bolletta della luce ed ha un costo annuale di 90 euro l’anno, dilazionati in dieci rate mensili da 9 euro ciascuna, dal mese di gennaio a quello di ottobre. La Rai riceve 74 euro su 90, mentre il resto va allo Stato.

Il vicepremier Salvini, in una diretta Facebook, ha sottolineato che il governo toglierà questa tassa. Ma il nuovo governo non ha solo in mente questo poiché sta puntando ad evitare un ritorno della Legge Fornero. Verrebbe messo in pratica un pacchetto di misure da circa 2 miliardi di euro, che comprenderebbe la proroga di Opzione donna, ossia della possibilità di pensionamento con 35 anni di contributi e 58 anni di età (se lavoratrici dipendenti) o 59 anni di età (se lavoratrici autonome), e la proroga dell’Ape sociale, ossia la possibilità di pensionamento con 63 anni di età e 30 anni di contributi (oppure 36 a seconda dei casi).