
Era la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Nel cuore di Montecitorio, l’aria densa di aspettative si è dissolta in un applauso di rara unanimità.Per un breve, intenso momento, il velo di normale scontro politico si è sollevato: il Parlamento celebrava un passo in avanti cruciale nella lotta alla violenza subita.
La Camera, con il via libera definitivo, stava introducendo una nuova e fondamentale fattispecie nel nostro Codice penale. Il “femminicidio”, finalmente, diventava un reato autonomo. Ma il senso di concordia è durato un battito di ciglia. Pochi istanti dopo, proprio mentre si celebravano i progressi ottenuti, una manovra politica ha gettato un’ombra scura sul cammino legislativo.
All’improvviso, il consenso sul ddl fondamentale che definiva ogni rapporto senza il pieno assenso come un episodio di violenza è stato congelato.Un rinvio inatteso, spinto dalle forze di destra, ha riacceso una durissima polemica politica. L’ultima mossa ha provocato un’uscita di scena fragorosa, lasciando la Commissione Giustizia nel silenzio più teso e spaccando il fronte che si era appena dimostrato unito.

L’approvazione del primo testo è stata limpida: il disegno di legge sul femminicidio è stato ratificato senza voti contrari. Questo atto segna la nascita di una fattispecie autonoma di reato nel Codice penale, un cambiamento normativo che dà un peso specifico e definitivo a questa drammatica casistica. Tuttavia, il clima di festa si è infranto sulla discussione del secondo testo in agenda.
Il ddl che avrebbe stabilito in modo chiaro che un rapporto senza il consenso esplicito è da considerarsi reato è stato bruscamente fermato.L’iniziativa di gruppi come Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia ha portato al blocco dell’esame in Commissione Giustizia, rinviando sine die la calendarizzazione del voto cruciale.In risposta a questo blocco, le forze di opposizione hanno scelto l’unica strada possibile in quel momento di frustrazione.
Hanno abbandonato in segno di protesta la Commissione, trasformando una giornata di apparente unità in una durissima polemica politica che avrebbe potuto contrapporre un successo storico a un improvviso e brusco passo indietro. Alla fine della seduta comunque la Camera ha approvato la legge che introduce in Italia il reato stesso di femminicidio con pena che per chi si macchia di tale reato prevede l’ergastolo.