Gianluca Vialli, parla il dottore che l’ha operato: “Fate attenzione a questo..” (2 / 2)

Le speranze dei tifosi, dei colleghi, dei familiari sono state vanificate per sempre con l’annuncio del suo decesso. Quel maledetto tumore al pancreas, diagnosticato nel 2017, in cinque anni se l’p portato via. Parliamo di una patologia che colpisce circa 14 mila pazienti all’anno e che, tra i nomi illustri, ha provocato il decesso di Pavarotti e di Steve Jobs. Il tumore al pancreas si localizza nella maggior parte dei casi sulla testa dell’organo, con una sopravvivenza a 5 anni di appena l’8%.

Purtroppo quando la diagnosi arriva, il tumore si trova in una fase ormai avanzata e si è espanso ad altri organi. Alessandro Zerbi, responsabile dell’unità operativa di chirurgia pancreatica dell’Humanitas di Milano, ha spiegato che il primo sintomo accusato da Vialli è stato l’ ittero. Oltre all’ittero, gli altri sintomi del tumore al pancreas sono una pancreatite o un diabete improvviso che di solito è sintomo di uno stadio precoce della malattia.

Intervistato da Il Giornale, Zerbi ha ricordato che l’intervento di duodenocefalopancreasectomia era andato bene, invitando a prestare attenzione ai fattori di rischio del tumore al pancreas che sono: il fumo, il sovrappeso, un’alimentazione ricca di grassi e povera di fibre e uno stile di vita sedentario, oltre alla familiarità (due casi di parenti stretti che hanno avuto questo tumore.

Va precisato che non esiste uno screening è che è consigliabile fare controlli periodici, come una risonanza magnetica all’anno per tenere sotto controllo la situazione. Precisando che solo nel 20-30% dei casi i pazienti se ne accorgono in tempo, in quei casi si opta per l’asportazione del pancreas, oppure si procede con chemioterapia e radioterapia.  Nel caso di Vialli, purtroppo, si è verificata una recidiva che non gli ha lasciato scampo.

Michele Reni, professore associato di Oncologia dell’Università Vita e Salute e coordinatore dell’area oncologica Irccs San Raffaele di Milano, intervistato dall’agenzia Dire ha precisato che “l’unica terapia a bersaglio che era stato dimostrato avesse un certo vantaggio nel controllare la malattia più a lungo era il farmaco Olaparib, indicato per i pazienti Brca mutati. Ma l’Aifa non ha concesso la rimborsabilità e quindi ci impedisce di usarlo”. Il tumore del pancreas è una patologia in crescita che non fa distinzioni, anche se l’incidenza è maggiore nelle persone al di sopra dei 65 anni.