Gianluca Vialli, l’orrore è iniziato cosi: fate attenzione (2 / 2)

A raccontare da dove tutto è iniziato è stato lo stesso Vialli nel libro “Goals”, edito da Mondadori nel 2018. Il quotidiano ilDomani ha ripreso uno stralcio del doloroso e forte racconto del campione, che ha parlato di una malattia scoperta per caso. Queste le parole di Gianluca: “Mentre facevo con la mia fisioterapista un certo esercizio per i glutei, ho sentito una fitta alla gamba, come se avessi un cane che mi mordeva il polpaccio. Nervo sciatico, mi hanno detto, niente di cui preoccuparsi. Forse no, ma ho passato sei settimane senza quasi riuscire a dormire, ho perso peso e buon umore”.

Questo è solo l’inizio del racconto che prosegue così: “C’è voluta una risonanza per scovare un’ernia appollaiata sopra al nervo, una cosa che per i dottori si poteva risolvere con un piccolo intervento, e allora avanti, facciamolo. Ma, dopo, i morsi non smettono. Così passo a una terapia in cui si inietta nella zona infiammata un gas che è una combinazione di ossigeno e ozono. E ancora niente”. E’ a quel punto che, non vedendo risultati, Vialli telefona al portiere Gigi Buffon per farsi dare il nome di un bravo ortopedico; un gigante dell’ortopedia di Milano. Fissa l’appuntamento e lo specialista lo opera immediatamente all’ernia ma, anche quell’intervento non è risolutivo.

Anzi, la situazione peggiora e il suo dolore si fa più aggressivo. Riprendo le parole di Gianluca per farvi capire tutta la sua sofferenza racchiusa in un linguaggio semplice ma profondo, toccante, da brividi: “Sono carico di farmaci di cui non ricordo nemmeno il nome e poi, una notte, una settimana dopo l’operazione alla schiena, sento i crampi allo stomaco, vomito, e da quel giorno smetto di mangiare, in preda alla nausea. Succhio liquirizia, che dicono aiuti, ma l’unico risultato che vedo, nel bagno, è un getto sempre più scuro. Denso”.

E’ a quel punto che arriva, come una doccia fredda, l’esito della risonanza magnetica: cancro al pancreas. “Quando me lo dicono io ancora non lo so che è uno dei più gravi, ma lo capisco da come il dottore soffia le parole fuori dalle labbra: ‘Ci sono buone possibilità’. Buone possibilità di cosa? Mi chiedo. E, quando lo capisco, io che fino a quel momento della mia vita da atleta non sapevo niente di malattie, biopsie, pet-scan, di linfonodi e liquidi di contrasto, mi sento perduto.

Lo stralcio del racconto termina così: “Alla prima biopsia che faccio, il tecnico la butta lì: ‘Io non vedo niente, sai? ‘Forse è benigno’. Allora lo abbraccio e lui ride, imbarazzato. Questo è davvero il colmo per un interista: essere abbracciato da Gianluca Vialli! Ma il mio tecnico preferito, purtroppo, si sbaglia. Non è benigno”. Queste sono le parole pronunciate da Gianluca nel 2018 ma ora è arrivato il momento di lottare ancora più duramente perché il mostro, come lo chiamo io, non vuol lasciar stare, non vuole arrendersi. Tutte le nostre speranze sono deposte in un miracolo e gli occhi del mondo calcistico puntati sul nostro grande campione, non solo in campo, ma nella vita. La lotta è dura ma noi, Gianluca, siamo tutti con te. Forza campione!