Gelo in aula, la frase di Alessia Pifferi lascia tutti senza parole (2 / 2)

Alessia Pifferi ieri si è presentata davanti alla Corte d’Assise di Milano, nell’ambito del processo in cui è imputata per l’omicidio della figlioletta Diana, deceduta per stenti a soli 18 mesi, il 21 luglio 2022, in una torrida giornata estiva di più di un anno fa, dopo essere stata abbandonata da sola, in casa, per 7 giorni. Una donna, la Pifferi, che continua ad essere difesa da molte, nonostante l’indignazione, la rabbia,  di chi non riesce ad accettare cosa ha commesso verso la creatura che lei stessa ha messo al mondo. In aula è calato il gelo quando ha dichiarato: “Mi manca mia figlia. Ero orgogliosa di lei, non è mai stata un peso per me”. 

Un racconto, quello reso dalla 37enne, che è proseguito con queste parole: “L’ho lasciata da sola in casa, ma pochissime volte. La lasciavo con il biberon di latte e due bottigliette di acqua e una di the e, quando rientravo, di solito era tranquilla che giocava nel lettino, la lavavo, la cambiavo e le davo la pappa”. 

Parole che sono un autentico colpo al cuore anche per chi, all’ordine del giorno, per lavoro, affronta casi simili. Nella Corte d’Assise di Milano la 37enne ha precisato di aver lasciato altre volte la povera Diana da sola in casa e, come se nulla fosse, ha detto: . “Quando rientravo di solito era tranquilla che giocava con i suoi giochini nel lettino. La lavavo, la cambiavo e le davo la pappa”, per poi aggiungere: “La accudivo come una mamma accudisce normalmente un figlio. Le davo da mangiare, la lavavo e la cambiavo. Cose normali. Se stava male, contattavo l’ospedale. La crescevo”. 

Poi altre dichiarazioni in cui è sembrato che si stesse quasi discolpando, scaricando la colpa addosso al compagno per il quale Diana sarebbe stata un intralcio: “Io mi preoccupavo di mia figlia, ma purtroppo avevo paura delle reazioni del mio compagno. Avevo paura di parlare con lui, era parecchio aggressivo nel verbale. Una volta ha anche cercato di sbattermi contro a un vetro in una discussione. Mi preoccupavo per mia figlia ma al tempo stesso avevo paura di chiedergli di portarmi a casa”. Riguardo all’uomo con cui è stata in vacanza mentre la figlia era agonizzante in casa, ha pronunciato parole raggelanti: “Diceva che le voleva bene, ma non era vero. Mi ha usata e basta”, confermando di aver inviato ad altri uomini foto di sua figlia, semplicemente perché voleva bene a loro e “non per motivi di vendita”.

Infine la straziante versione fornita dalla Pifferi sul momento del ritrovamento del corpicino della povera Diana: “Ho trovato mia figlia nel lettino: sono andato subito da lei, non ricordo se porta era aperta o chiusa. L’ho accarezzata, ma ho visto che non si muoveva e capii che qualcosa non andava: non era in piedi come le altre volte, non giocava” ed ancora:  “Non era fredda la bambina. Tentai di rianimarla, le feci il massaggio cardiaco, la presi in braccio e le diedi qualche pacchetta sulla schiena. Provai a bagnarle le manine, i piedini e la testina per vedere se si riprendeva. La rimisi nel lettino e le spruzzai anche dell’acqua in bocca. Vidi che non si riprese e andai a chiamare la vicina di casa”. Più di tutte, riecheggiano come l’ennesimo colpo al cuore, come una lama conficcata nel petto di chi ha seguito il caso sin dai suoi esordi, le parole di pentimento della Pifferi: “Non pensavo potesse succedere una cosa del genere, anche perché io non ho mai pensato di farla fuori”.