A quasi due decenni dal delitto di Chiara Poggi, il caso potrebbe essere vicino a una svolta. La Corte d’Assise d’Appello di Brescia ha avviato un maxi incidente probatorio per riesaminare tracce biologiche mai analizzate o giudicate controverse, conservate per 18 anni e rinvenute sul corpo della giovane.
Lunedì, in Questura a Milano, undici tra periti e consulenti nominati dalle parti hanno iniziato a esaminare i campioni, nella speranza di far luce su un giallo che ha diviso l’opinione pubblica. Un passaggio cruciale, considerato che il principale indagato, Alberto Stasi, è stato assolto in Appello nel 2011 dopo un primo processo condannatorio.
A riaccendere i riflettori sul caso, però, è anche la telefonata diffusa in esclusiva da “Quarta Repubblica”, risalente al 28 settembre 2007 – giorno della scarcerazione di Stasi. Protagonisti del dialogo sono Stefania Cappa, cugina di Chiara, e suo padre Ermanno. Cosa si dicono i due?
La giovane, in un tono tra lo sgomento e la rabbia, reagisce alla notizia: “Ma come è possibile?”. mentre il padre la invita alla prudenza: “Il problema non è lui, sono i giornalisti. Non dobbiamo esporci”. Un retroscena che riapre domande sulle dinamiche mediatiche e investigative dell’epoca, in un caso che ancora oggi non ha un colpevole.
La rilevanza della telefonata non sta tanto nei contenuti investigativi quanto nel restituire l’atmosfera di tensione e sgomento che si respirava in paese nei primi mesi dell’inchiesta. Nel frattempo, l’attenzione è ora concentrata sugli accertamenti scientifici in corso. Gli esperti cercheranno di attribuire un’identità ai profili genetici rilevati, tra cui quello di Andrea Sempio, da tempo oggetto di analisi difensive. In parallelo, sono in programma anche approfondimenti balistici. Le prossime settimane potrebbero dunque rivelarsi decisive per chiarire uno dei casi più discussi della cronaca giudiziaria italiana.