A quasi 17 anni dal delitto di Chiara Poggi, il caso giudiziario riapre nuovi scenari investigativi. L’avvocato Antonio De Rensis, difensore di Alberto Stasi, annuncia la richiesta di una nuova perizia scientifica su tutti i reperti, comprese le impronte rinvenute sulla scena del delitto.
Al centro delle indagini della Procura di Pavia c’è ora Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, già sottoposto al vaglio degli inquirenti in passato. Gli investigatori stanno cercando negli archivi giudiziari un campione di intonaco prelevato nel 2007 dal muro delle scale della villetta, dove fu rilevata l’impronta “33” – attribuita proprio a Sempio.
Quel frammento, asportato con bisturi sterile, potrebbe contenere tracce ematiche decisive per collegare l’indagato al delitto. La difesa di Stasi sostiene che un’analisi approfondita del materiale biologico potrebbe “riscrivere” la vicenda, indicando nuovi responsabili. Intanto, una consulenza già depositata rivela che nell’impronta “33” sono emerse 15 minuzie compatibili con quelle di Sempio. Ma ci sarebbe un’altra impronta che avrebbe attirato l’attenzione dei legali di Stasi. Di quale si tratta?
In particolare, l’attenzione si concentra su un’impronta parziale (numero 36/37), ritenuta femminile, che con le moderne tecniche potrebbe rivelare nuovi dettagli. A chi potrebbe appartenere questa impronta? Forse alle gemelle Cappa? Solo ipotesi, ovviamente, tutte da accertare.
“Vorremmo fare una rivisitazione, a livello scientifico, di tutto. Anche delle impronte dei piedi, come quella parziale del numero 36/37, che si ritiene femminile, in quanto pensiamo che con le nuove tecniche si possa arrivare a un esito“, ha concluso De Rensis. Le indagini si concentrano anche sull’arma del delitto, mai ritrovata. I Carabinieri, coordinati dal pm Fabio Napoleone, stanno riesaminando le ferite e applicando la Bloodstain Pattern Analysis per ricostruire la dinamica. Oggi, grazie ai progressi forense, quelle impronte “dimenticate” potrebbero finalmente trovare un nome.