A quasi 18 anni dal delitto, il caso Poggi continua a far discutere. Con nuovi testimoni, indizi controversi e una cugina finita sotto i riflettori, l’ombra del dubbio si allunga su una vicenda che sembrava archiviata. Ora toccherà alla Procura di Pavia stabilire se queste piste porteranno a una svolta o resteranno enigmi irrisolti.
Un nuovo testimone, identificato come “Carlo“, ha riportato alla luce dettagli inquietanti sul delitto di Chiara Poggi in un’intervista a Le Iene. L’uomo afferma che, poco dopo il delitto, una donna di Tromello gli avrebbe confidato di aver visto Stefania Cappa, cugina della Poggi, in stato di agitazione mentre cercava di entrare nella vecchia casa della nonna con una borsa pesante.
Subito dopo, si sarebbe udito un tonfo sospetto, come se qualcosa fosse stato gettato in un fosso. “Carlo” sostiene di aver annotato tutto su alcuni taccuini, ma di non essere stato ascoltato all’epoca perché, a suo dire, “non c’era volontà di approfondire”. La sua testimonianza ha aperto un secondo filone d’indagine, parallelo a quello che coinvolge Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e attualmente indagato per nuovi riscontri forensi.
Sempio, già scagionato nel 2017 e nel 2020, è tornato nel mirino per tre elementi: tracce di DNA sotto le unghie di Chiara; telefonate sospette alla casa Poggi quando la ragazza era sola; un biglietto del parcheggio di Vigevano riemerso un anno dopo il delitto. La Procura lo ha convocato per un interrogatorio, mentre Alberto Stasi — condannato a 16 anni nel 2015 — sarà ascoltato come “testimone assistito” per verificare un’eventuale concorso nel delitto.
L’avvocato Tiziano Tizzoni, legale dei genitori di Chiara, difende la condanna di Stasi, ricordando che si basava su sei elementi probatori solidi. Tuttavia, le nuove rivelazioni e la riapertura del caso dimostrano che la verità giudiziaria non è ancora definitiva.