Garlasco chi era Michele Bertani, l’amico di Sempio che si è tolto la vita (2 / 2)

Un profilo genetico maschile, mai analizzato prima, è al centro della nuova fase d’indagine sul delitto di Chiara Poggi. Secondo la Procura di Pavia, guidata dal procuratore Fabio Napoleone, il Dna rilevato sul palato e sulla lingua della vittima potrebbe appartenere a un uomo diverso sia da Alberto Stasi, già processato e condannato, sia da Andrea Sempio, oggi sotto indagine.

L’ipotesi degli inquirenti è che si tratti di un possibile complice di quest’ultimo. L’indagine, dunque, si concentra nuovamente sulla cerchia di conoscenze di Sempio, all’epoca diciannovenne. Oltre agli amici storici di Marco Poggi, l’attenzione si sposta su ex compagni di scuola e volti meno noti, tra cui Michele Bertani, suicidatosi nel 2016.

Su di lui le versioni divergono: per alcuni era amico stretto di Sempio, per altri un semplice conoscente. Il suo corpo è stato cremato, ma i carabinieri potrebbero recuperare campioni genetici da materiale biologico residuo. Venerdì scorso la genetista Denise Albani, su incarico del gip Daniela Garlaschelli, ha replicato l’analisi dei tamponi orali prelevati durante l’autopsia nel 2007.

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Su cinque campioni, due sono compatibili con l’assistente autoptico, mentre uno – il più rilevante – ha rivelato un profilo maschile ignoto, completo e di buona qualità, sebbene composto da pochissime cellule. Nel caso tale profilo risultasse estraneo a chiunque fosse presente legittimamente nella villetta di via Pascoli, la sua presenza andrà spiegata.

Potrebbe trattarsi del Dna di un aggressore che Chiara ha tentato di mordere, oppure una contaminazione post mortem, eventualità da escludere con rigore.  L’inchiesta, per ora, lascia aperta la porta a una pista finora ignorata: l’eventualità che sulla scena del delitto vi fossero più persone.