La giovane studentessa si era recata lo scorso 26 settembre in uno studio dentistico di Assisi per un controllo alle carie. Quella che sembrava una seduta di routine si è trasformata in un dramma nel giro di poche ore. La scomparsa di Gaia Pagliuca, 23 anni, ha scosso profondamente l’Umbria e sollevato preoccupazioni a livello nazionale sull’effettiva sicurezza negli studi odontoiatrici.
Durante la visita, dopo una radiografia, i medici decidono di intervenire anche su un dente del giudizio mal posizionato. Inizia così un trattamento che si rivelerà fatale. Dopo una prima somministrazione di anestetico locale — quattro fiale di mepivacaina senza adrenalina — Gaia continua a lamentare dolore.
Si opta quindi per una seconda anestesia, stavolta con due fiale contenenti adrenalina. Poco dopo l’intervento, la giovane accusa malori: convulsioni, vomito e perdita di conoscenza. Viene trasferita d’urgenza all’ospedale di Perugia, dove, nonostante i tentativi di rianimazione, il suo cuore si ferma dopo tre giorni in rianimazione.
La perizia medica, affidata al dottor Sergio Scalise Pantuso, è chiara: la causa del decesso è un arresto cardiocircolatorio dovuto alla tossicità sistemica dell’anestetico locale. Nessuna patologia pregressa. Anzi, emergono gravi lacune nelle procedure seguite nello studio: mancano documenti clinici fondamentali, non è presente un consenso informato e, soprattutto, non è stato utilizzato un defibrillatore che, secondo gli esperti, avrebbe potuto fare la differenza.
La procura di Perugia ha aperto un’inchiesta per delitto colposo e tre persone — due dentiste e il titolare dello studio — risultano attualmente indagate. Intanto, la famiglia di Gaia pretende verità e giustizia. Chiede che siano accertate tutte le responsabilità e che episodi simili non accadano mai più.