
Roma ha vissuto un pomeriggio di profonda partecipazione emotiva in occasione dei funerali di Peppe Vessicchio, una figura che ha saputo unire generazioni attraverso la musica e la televisione. Nella chiesa dei Santi Angeli Custodi a piazza Sempione, cuore di Montesacro, si è tenuta una cerimonia raccolta e sobria, come voluto dalla famiglia, ma non priva di calore e riconoscenza.
Decine di persone si sono radunate all’esterno per salutare il Maestro, il cui volto e la cui voce erano diventati familiari a milioni di italiani. Tra i fiori deposti davanti all’altare, due composizioni hanno attirato l’attenzione dei presenti: una firmata da Maria De Filippi, l’altra dal team di “Amici”, trasmissione che aveva visto Vessicchio protagonista per anni come guida artistica e punto di riferimento per i giovani musicisti.

Il gesto della conduttrice, discreto e colmo di affetto, ha rappresentato un simbolo di un legame costruito su rispetto e stima reciproca. All’interno della chiesa, il silenzio era interrotto solo dalle melodie care al Maestro, in un’atmosfera densa di memoria e gratitudine.Tra i presenti, numerosi volti noti del mondo dello spettacolo – da Lorella Cuccarini a Rudy Zerbi, da Fiorella Mannoia a Rossella Brescia – tutti uniti dal desiderio di rendere omaggio a un uomo che aveva fatto della musica una missione di vita.
Quando il feretro ha lasciato la chiesa, l’intera piazza è esplosa in un applauso lungo e sincero, simile a quelli che accompagnavano il Maestro nei momenti più intensi del Festival di Sanremo. Montesacro, il quartiere che Vessicchio amava e che lo aveva accolto come un amico di casa, ha voluto salutarlo con un semplice manifesto bianco recante la scritta “Ciao Maestro. Montesacro”, segno di un affetto autentico e condiviso. Anche le istituzioni locali hanno espresso parole di vicinanza, ricordandolo come una presenza gentile, capace di portare serenità nella quotidianità del quartiere.
L’addio a Peppe Vessicchio è stato dunque un momento di comunità, dove la musica ha lasciato spazio al silenzio, ma non all’oblio: perché chi ha saputo trasformare il talento in un linguaggio universale resta, anche dopo la fine, nelle note e nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo.