Fratelli litigano per l’eredità e uno perde la vita: cosa è emerso (2 / 2)

 

«Non è possibile, non volevo, è stato un raptus». Sono le parole di Davide Lanciani, 55 anni, mentre piange disperato, incapace di darsi pace. Il rimorso sembra iniziare a prendere il sopravvento dopo la follia che ha toccato la sua vita e quella del fratello Stefano, 59 anni. Confuso, sostiene di non ricordare il luogo né l’uso del martello, ma insiste sul fatto fosse armata.

Il giorno successivo all’episodio, Davide appare ancora più sconvolto. A Costarelle, a Preturo, inizia a emergere una consapevolezza di quanto accaduto. Il rimorso si mescola alla confusione mentre cerca di ricostruire i momenti che hanno portato alla perdita del fratello. Davide ora rischia l’ergastolo per volontario, aggravato dal vincolo di parentela, in attesa che gli inquirenti stabiliscano se vi sia anche l’aggravante dei futili motivi.

Il fratricidio è avvenuto in una mattina, nella via Peltuinum. Dopo aver colpito Stefano, Davide ha continuato la sua folle corsa sul corpo con la sua auto, una Polo Volkswagen, che ha terminato la sua corsa in una strada privata. Un gesto che ha sconvolto l’intera comunità, ora alla ricerca di risposte su come una lite familiare potesse degenerare.

 

Gli inquirenti, coordinati dal pm Roberta D’Avolio, ritengono che alla base del gesto ci sia una contesa patrimoniale legata all’eredità paterna. L’oggetto sembra essere un appartamento situato al secondo piano di una palazzina, lo stesso edificio in cui ‘evento ha trovato il suo epilogo. Da tempo, tra i due fratelli vi erano tensioni legate alla gestione dei beni di famiglia.

Una questione di denaro che si è trasformata in una spirale, culminata nel gesto estremo. Un caso che lascia l’opinione pubblica sgomenta e apre interrogativi sul rapporto tra eredità. Come può una disputa su beni materiali portare a un epilogo così? Resta da capire se vi fossero segnali premonitori trascurati o se tutto sia iniziato all’improvviso, in un attimo di follia incontrollabile.