Condannato a 16 anni di reclusione, Francesco Schettino fu arrestato tre giorni dopo il tremendo naufragio della Costa Concordia, avvenuto il 13 gennaio 2012. L’episodio ebbe un impatto mediatico enorme, non solo in Italia ma a livello internazionale, contribuendo a rendere il caso uno dei più seguiti degli ultimi decenni.
Il processo a carico dell’ex comandante si concluse il 12 maggio 2017 con la condanna definitiva. Durante la sua reclusione, Schettino ha mantenuto una condotta esemplare, ottenendo permessi premio e partecipando a un programma di digitalizzazione dei processi a partire dal 2020.
Il procedimento giudiziario coinvolse complessivamente otto imputati, ma Schettino fu l’unico a subire una pena detentiva così severa. Ora, a distanza di oltre dieci anni dai fatti, l’ex comandante potrebbe ottenere la semilibertà già il prossimo 4 marzo. Sarà il Tribunale di Sorveglianza di Roma a decidere sulla richiesta avanzata dalla sua legale, Paola Astarita.
Schettino ha maturato i termini previsti per accedere a misure alternative al carcere, e se la decisione dovesse essere favorevole, gli verrebbe concesso di lasciare la prigione durante il giorno per svolgere attività lavorative all’esterno. L’avvocata Astarita ha espresso fiducia nel buon esito della richiesta, affermando: “Mi auguro vinca il diritto”.
La decisione del tribunale sarà seguita con grande attenzione dall’opinione pubblica, ancora scossa dalle immagini del naufragio e dalle polemiche che ne seguirono. Qualora la richiesta venisse accolta, si aprirebbe un nuovo capitolo nella vicenda giudiziaria di Francesco Schettino, segnando un ulteriore passo verso il ritorno a una vita parzialmente libera dopo anni trascorsi dietro le sbarre.