Francesca muore a 26 anni tra le braccia del compagno (2 / 2)

Francesca Padovan aveva solo 26 anni nel 2013, quando la sua vita è stata stroncata di botto fa un malore. Si trovava nella casa in cui conviveva con il suo fidanzato,   dopo essere stata assunta come barista all’outlet di Noventa di Piave. Originaria di Mira Taglio, è andata, tutto ad un tratto, in arresto cardiaco. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare quello che, da lì a poco,   sarebbe accaduto.

Francesca è morta circa un’ora dopo tra le braccia del fidanzato,  all’ospedale civile di via Nazario Sauro.   È stato proprio il  suo compagno, con il quale viveva, ad allertare il 118  dopo il malore improvviso accusato da Francesca. I soccorsi sono giunti tempestivamente presso l’abitazione in cui la coppia viveva e  l’autoambulanza  ha trasportato la giovane d’urgenza la Padovan al pronto soccorso dell’ospedale di San Donà a sirene spiegate,  in quanto i soccorritori si sono resi subito conto della  gravità delle sue condizioni.

I  medici hanno tentato l’impossibile per evitare che la 26enne finisse tra le braccia della morte.  L’hanno rianimata per circa un’ora con l’intervento del cardiologo  e il  personale infermieristico del reparto non l’ha abbandonata un attimo,  attuando ogni manovra rianimatoria,  pur di  scongiurare il tragico epilogo. Purtroppo a nulla sono serviti i molteplici tentativi di tutti coloro che l’hanno presa in carico.

Le sue condizioni, di per sé gravissime,  non le hanno lasciato scampo, gettando nello sconforto i  familiari, il fidanzato, sotto choc per la tragedia che gli si è materializzata sotto gli occhi, gli amici e tutti i suoi concittadini.  Ogni volta che una giovane vita  si spegne, è un colpo al cuore per tutti coloro che hanno un briciolo di sensibilità.

Il ricordo del suo sorriso è impresso nella mente  di tutti coloro che hanno sempre amato la sua solarità, la grinta, l’energia di questa ragazza che avrebbe avuto tutto il diritto di continuare a sognare,  a realizzare i suoi sogni ma che, per colpa di un destino crudele, giace in una bara già da troppo tempo. La rabbia mista all’incredulità e allo sconcerto, prende il sopravvento. Non ci si rassegna, nonostante lo scorrere del tempo che, in questi casi, non funge da deterrente anzi, rafforza la mancanza, il vuoto  lasciato da una giovane esistenza, stroncata da un malore che non le ha lasciato scampo. Piovono i ricordi di chi ha avuto la fortuna di incrociare il suo sguardo nella sua breve vita terrena.