Un nuovo sciame sismico ha colpito nella notte tra il 29 e il 30 maggio il piccolo comune di Pescasseroli, in Abruzzo, a pochi chilometri da L’Aquila. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) ha registrato sei scosse in rapida successione, tutte comprese tra magnitudo 2.0 e 2.9 della scala Richter, a una profondità tra i 10 e i 20 chilometri.
Sebbene non si siano verificati danni a persone o edifici, la popolazione locale ha vissuto momenti di forte apprensione, con il pensiero che è subito corso ai tragici terremoti del passato che hanno segnato duramente l’Abruzzo. Le prime scosse sono state registrate intorno alle 2 del mattino: la più intensa, di magnitudo 2.9, si è verificata alle 2:06 a una profondità di 10 km.
Gli epicentri sono stati localizzati in un raggio di 4-5 chilometri da Pescasseroli, cittadina situata a 1.167 metri di altitudine nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. I sismi, avvertiti distintamente anche in centri più distanti come Sulmona, Scanno, Sora e San Valentino in Abruzzo Citeriore, hanno provocato il classico ondeggiamento di lampadari e lievi spostamenti di oggetti nelle abitazioni.
Nonostante la bassa magnitudo, la sequenza ha generato una comprensibile allerta tra i residenti, memori del devastante sisma che nel 2009 colpì L’Aquila. “È stato come tornare indietro nel tempo. Abbiamo sentito tremare tutto,” racconta un abitante della zona.
Poche ore prima delle scosse a Pescasseroli, un altro terremoto era stato registrato a circa 5 chilometri da Pescocostanzo, altro comune montano dell’aquilano: magnitudo 2.1, avvenuto alle 13:25 del 29 maggio. Un segnale che l’intera zona interna dell’Abruzzo sta vivendo in queste ore una fase di instabilità geologica diffusa, seppur contenuta nei parametri della sismicità ordinaria.