
La vera, incalcolabile entità del sisma sta emergendo piano piano, man mano che i soccorritori stanno cercando di raggiungere le comunità spazzate via dalla furia del fenomeno che , improvvisamente, ha seminato il panico tra i locali, colti di sorpresa da un fenomeno tremendo.
Un potente terremoto di magnitudo 6,3 ha scosso il nord dell’Afghanistan. Il sisma, registrato vicino a Kholm, nella provincia di Samangan, a pochi chilometri da Mazar-e-Sharif, ha avuto una profondità di 28 km, secondo l’Istituto di studi geologici americano (USGS).
L’eco del terremoto non si è limitato al Nord .Esso ha subito rivelato il suo costo più doloroso, concentrandosi inizialmente sull’area di Mazar-e-Sharif.I primi resoconti ufficiali hanno confermato una tra immediata: si contavano oltre 20 deceduti accertati e un numero imprecisato di feriti.

Non meno grave è il danno inflitto al patrimonio architettonico, con intere sezioni di antichi edifici storici ridotte a detriti, cancellando in un attimo testimonianze preziose. Tuttavia, il quadro del sisma è ben più esteso e ciclico in Afghanistan. Questo evento si inserisce in una serie di scosse che hanno messo in ginocchio ampie porzioni del Paese. Le cifre complessive raccontano una crisi umanitaria di proporzioni gigantesche: i fenomeni tellurici hanno causato il decesso di oltre 900 persone e un bilancio che supera i 3.000 feriti totali.
Le autorità locali e le organizzazioni internazionali sono ora impegnate in una corsa disperata. L’emergenza si concentra soprattutto nella gestione dei superstiti e nell’invio di aiuti vitali in quelle aree isolate. Lì, il freddo imminente e la mancanza di infrastrutture rendono ogni soccorso un’impresa logistica faticosa, mentre si cerca ancora tra le macerie.