“Finta terapia e maxi colletta tra i Vip”. Caso Paolo Palumbo, al via il processo per truffa (2 / 2)

Il 10 novembre, a Nuoro, si è aperto il processo a carico di Marco Palumbo, padre dello chef oristanese che, assieme all’altro figlio, Rosario, ha promosso raccolte fondi destinate a cure e iniziative benefiche, col dubbio, ora, che si sia trattato di truffe, in quanto, in tanti, hanno il sospetto che la reale destinazione delle cifre sia stata completamente diversa.

Il processo è stato subito rinviato al prossimo 27 gennaio. Secondo l’accusa, in particolare, Marco Palumbo avrebbe (il condizionale è d’obbligo) promosso una raccolta fondi “ingannevole” per curare il il figlio. Gli si contesta la truffa continuata legata ai falsi contatti con il medico israeliano Dimitrios Karoussis, che avrebbe dovuto somministrare a Paolo Palumbo un’innovativa terapia genica dal nome “Brainstorm”.

Un’accusa pesantissima, quella mossa all’uomo, che, inoltre, avrebbe fatto credere al neurologo che aveva in cura il figlio Paolo, Vincenzo Mascia, che il professionista israeliano avesse inserito Paolo in un trattamento sperimentale molto costoso, il cui prezzo si aggirava intorno al milione di euro. Marco, per poter raggiungere la cifra, a suo dire, necessaria per ottenere il farmaco sperimentale,  avrebbe aperto una sottoscrizione e in tanti, facendo leva sulla popolarità che Palumbo ha acquisito nel corso degli anni, parlando della sua malattia, hanno effettuato donazioni anche notevoli, per supportare la sua “giusta causa”. 

Quanto “giusta” sia stata, saranno i giudici a doverlo stabilire in quanto questo articolo non vuol certo sostituirsi a chi sta facendo i dovuti accertamenti per venire a capo dei destinatari e dell’uso di questi soldi ricevuti. Marco Palumbo ha avviato una raccolta fondi sulla famosa piattaforma GoFundMe, con donazioni che giungevano direttamente sulla Postepay a lui intestata, riuscendo ad ottenere ben 150mila euro.

In diversi hanno cominciato a nutrire dubbi sull’utilizzo di quella cifra considerevole, in molti hanno iniziato a muovere accuse, in totale assenza di rendicontazioni. E’ stato allora che la famiglia Palumbo, forse preoccupata di quanto stava accadendo, ha promesso di restituire i soldi elargiti da tutti coloro che hanno supportato la raccolta fondi per aiutare Paolo ad accedere alle cure sperimentali.

Le indagini sono scattate con la denuncia del neurologo Mascia. In un primo momento, gli agenti della Polizia postale di Oristano si sono occupati della storia, mentre in una fase successiva il fascicolo è stato spostato a Nuoro, poiché il conto corrente usato per le donazioni era stato aperto proprio in quella città. Marco Palumbo, difeso  dagli avvocati Gianfranco Siuni e Mario Gusi, deve ora spiegare come si sono svolti i fatti, fornendo la sua verità. Le parti offese che si potrebbero costituire in giudizio sono tante, a iniziare dal neurologo Mascia, che ha fatto scattare le indagini, sino a tutti coloro che hanno sottoscritto la raccolta e che potrebbero essere stati truffatiStaremo a vedere cosa accadrà.