Finisce la cena ed un malore spezza la vita di Enrico: muore a 31 anni (2 / 2)

Quello che vedete in foto si chiama Enrico Panzera o meglio, si chiamava. Enrico non fa più parte della dimensione terrena. Il suo cuore ha cessato di battere a soli 31 anni e la sua storia è rimbalzata dalle testate locali a quelle nazionali. Un’intera comunità, ancora sotto choc per la morte del suo concittadino, morto, probabilmente, a causa di un’emorragia cerebrale.

Enrico era un ragazzo amorevole, diligente, con la testa sulle spalle, appassionato della natura e del mare. Era un bravissimo biologo marino che salvava le tartarughe. Il suo incubo è iniziato sabato sera, al termine di una normalissima cena di famiglia. Come avviene spesso al Sud, ci si intrattiene a chiacchierare del più e del meno assieme  alla famiglia.

Il 31enne si è disteso sul divano e, poco dopo, ha iniziato a sentirsi male. I genitori, resosi conto che il malore era molto forte, non hanno perso tempo, allertando immediatamente il 118. In men che non si dica, i sanitari sono accorsi presso l’abitazione ma si sono dovuti arrendere, constatando l’avvenuto decesso del giovane.

Se n’è andato in pochi istati, il povero Enrico e il 17 ottobre, la chiesa di Sant’Antonio a San Cesario di Lecce era gremita di gente, con gli occhi rigati di lacrime per dargli l’ultimo saluto. Una fine terribile, avvenuta in pochi minuti, sotto gli occhi sgomenti dei familiari. Cosa è accaduto al giovane che lavorava presso il Museo di Storia Naturale di Calimera è ancora in corso d’accertamento, mentre tutti i suoi concittadini si sono raccolti, in un abbraccio collettivo, attorno ai genitori, devastati dal dolore .

Proprio il Museo presso il quale lavorava, per primo, ha dato il triste annuncio del trapasso del 31enne: “Oggi è una bruttissima giornata per noi e per tutti quelli che ci sono accanto, il museo resterà chiuso oggi. Nella notte il biologo Enrico Panzera, ha perso la vita dopo un malore. Ci stringiamo nell’immenso dolore che ha colpito la sua famiglia e la sua amata Elisabetta. Vogliamo ricordarti nella tua ultima missione in Libano sempre in difesa delle tue amate tartarughe”. Così si legge sulla pagina istituzionale del Centro Recupero Tartarughe Marine del Museo.