Filippo Turetta, la sentenza del giudice indigna la famiglia Cecchettin (2 / 2)

Ancora oggi, a distanza di parecchi mesi dal femminicidio, il caso Giulia Cecchettin continua a generare fortissima indignazione. Filippo Turetta,  suo ex fidanzato,   è stato condannato all’ergastolo senza attenuanti generiche,” per l’efferatezza dell’azione, della risolutezza del gesto compiuto e degli abietti motivi di arcaica sopraffazione che tale gesto ha generato”.  La Corte di Assise veneziana ha aggiunto che si tratta di ” motivi vili e spregevoli, dettati da intolleranza per la libertà di autodeterminazione della giovane donna di cui l’imputato non accettava l’autonomia delle anche più banali scelte di vita”.

La motivazione sentenza che la Corte d’assise di Venezia ha pronunciata il 3 dicembre 2024,  nei confronti di Filippo Turetta, è questa.  A indignare i  familiari di Giulia  sono tanti punti, in primis  il fatto che Turetta abbia ammesso solo le circostanze per le quali vi era già ampia prova negli atti.

Questa sua condotta è nello stesso mood del suo primo interrogatorio,  quando ha taciuto circostanze anche molto gravi, che poi sono venute fuori tramite le intercettazioni. E’ stato ben accorto a riferire molto altro sul suo conto, in sede di interrogatorio.

 

Turetta, secondo la corte, ha mantenuto lucidità e razionalità dopo aver tolto la vita a Giulia, per ritardare quanto meno il ritrovamento del corpo della sua ex fidanzata. I giudici hanno descritto come accurata l’operazione di occultamento dei resti  della ragazza. In sintesi tutto, dal luogo in cui  abbandonarlo, alla distanza dalla zona della commissione del delitto a quella dell’occultamento,  sarebbe stato ben curato.

La Corte ha però ritenuto che la dinamica del delitto non permette di desumere con certezza e al di là di ogni ragionevole dubbio che Filippo Turetta, volesse provocare a Giulia ulteriori,, gratuite e aggiuntive sofferenze e il numero di coltellate inferte non conta. Insomma, le 75 coltellate  inflitte alla Cecchettin, a detta dei giudici, non sarebbero state “un modo (del Turetta)  per crudelmente infierire o per fare scempio della ragazza ma sarebbero state ”  legate all’ inesperienza e all’inabilità” dello stesso, oggi condannato all’ergastolo . In tutto, Turetta ha colpito Giulia per  20 minuti, “lasso di tempo durante il quale ha avuto la possibilità di percepire l’imminente decesso della ex fidanzata” ma, secondo il collegio,  mancherebbe  la prova che l’aver prolungato il gesto  significasse per l”imputato arrecare alla ragazza uno strazio aggiuntivo e gratuito.