Giulia e Filippo avevano continuato a vedersi anche dopo la fine della relazione. Lei però vedeva come un ricatto l’atteggiamento di lui sempre più possessivo, sino al punto da arrivare a minacciare un gesto estremo, dicendo che non vedeva un futuro senza di lei. Purtroppo Giulia aveva ragione, in quanto proprio Filippo Turetta, le ha tolto la vita.
Lo studente 22enne reo confesso del femminicidio della ex fidanzata si trova recluso ad oggi nel penitenziario di Verona e si sta preparando per l’interrogatorio previsto per il 25 ottobre davanti ai giudici della Corte d’Assise di Venezia.
Da Il Corriere della Sera apprendiamo come sta trascorrendo i suoi giorni in cella , in attesa di incontrare i giudici, scrivendo molto e proprio tra ciò che lui ha messo nero su bianco, vi è una lettera scritta subito dopo il suo arresto in Germania, dove, lo ricordiamo, stava cercando di fuggire alla giustizia a seguito del delitto di Giulia.
Filippo Turetta , nella lettera, è preoccupato per il suo ritorno in Italia,  scrivendo: “Ho generato tanto odio e tanta rabbia. E me lo merito. Sì… ma tutto questo è terribile, ho peggiorato il mondo in qualche modo. Mi merito tutto questo dopo quello che ho fatto”. Scrive anche di Giulia, definendola come la persona più importante della sua vita, la persona che è tutto per lui, per colpa sua, non sapendo perché le ha tolto la vita e dicendo di non essere cattivo.
Non vuole essere perdonato,  perché il suo gesto è imperdonabile ma poi, aggiunge un passaggio davvero emblematico. Nella missiva descrive anche i suoi tentativi di togliersi la vita durante la fuga e la sua incapacità di portare a termine tali gesti, chiosando “Ve lo giuro, se solo avessi qui con me il pulsante del suo istantaneo gesto estremo non esiterei a premerlo… Sono un codardo e debole e purtroppo non ce l’ho fatta”. Turetta, stando alla lettera, portata agli atti del processo in cui rischia l’ergastolo, avrebbe provato a farla finita, senza mai riuscirci, diverse volte.