Filippo Turetta, è successo subito dopo l’annuncio dell’ergastolo (2 / 2)

Questo pomeriggio,  alcuni minuti dopo le 16:00, a poco più da un anno dal femminicidio della povera Giulia Cechettin, verificatosi  l’11 novembre 2023, la Corte d’Assise di Venezia, presieduta da Stefano Manduzio  che doveva stabilire se comminare l’ergastolo a Filippo Turetta,  e se dunque sussistevano le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e dello stalking,  oppure, al contrario, decretare che un ventiduenne non merita il fine pena mai, anche per la giovane età e l’assenza di precedenti, ha deciso: Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo.

Un martedì, quello odierno, in cui l’Italia tutta si è stretta, seppur virtualmente, a papà Gino che, per tutti questi mesi, ha presenziato alle udienze processuali, pur sapendo che mai niente e nessuno avrebbe potuto restituirgli la sua adorata figlia, strappata alla dimensione terrena da Turetta, suo ex fidanzato.

Il reo confesso, unico imputato per il femminicidio di Giulia Cecchettin,  recluso in cella dopo aver tentato di sottrarsi alla giustizia fuggendo, ora non può più farlo. I giudici della Corte d’Assise di Venezia  si sono ritirati in camera di consiglio per decidere sul destino del giovane, a processo per delitto aggravato, sequestro di persona e occultamento del corpo dell’ex fidanzata, raggiunta, con 75 fendenti, la sera dell’11 novembre 2023.

I giudici hanno fatto sapere che la sentenza sarebbe slittata alle 16:00, mentre l’avvocato Caruso, difensore del 22enne, ha ribadito: “Filippo Turetta sa che dovrà fare molti anni di galera ma non è el Chapo, non è Pablo Escobar – ha detto Caruso – non teme l’ergastolo perché da subito si è detto pronto a pagare per quanto commesso”.  La sentenza tanto attesa è arrivata: Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Cecchettin, a pochi giorni di distanza da un’altra condanna al fine pena mai, quella di Impagnatiello per il femminicidio di Giulia Tramontano.

La giuria, presieduta dal togato Stefano Manduzio, affiancato dalla giudice a latere Francesca Zancan e da sei popolari, ha accolto in pieno la richiesta di condanna formulata dalla procura e ha confermato le accuse per il ventiduenne. La corte d’Assise di Venezia ha escluso le aggravanti della crudeltà e dello stalking, mentre resta in piedi l’accusa per  delitto aggravato dalla premeditazione, sequestro di persona e occultamento dei corpo.  Turetta dovrà corrispondere il pagamento delle spese processuali e di custodia in cella, con interdizione perpetua dai pubblici uffici, come deciso dai giudici della Corte d’Assise di Venezia, al termine di una camera di consiglio durata circa 5 ore.   Si chiude così  il processo lampo  di Turetta. Massima vicinanza ai familiari di Giulia, in queste ore così concitate; ore in cui nessuno potrà lenire il loro strazio, questo è chiaro, ma in cui colui che si è macchiato del delitto, è finito in cella con la comminazione della massima pena.