Fiaccolata per Paolo, parla l’amico del cuore: ecco tutta la verità (2 / 2)

Centinaia di persone, unite in un silenzio carico di rabbia, hanno partecipato alla fiaccolata in memoria di Paolo Mendico, il ragazzo la cui vita è stata spezzata troppo presto. Una marcia silenziosa partita dalla caserma dei Carabinieri di Santi Cosma e Damiano per raggiungere il santuario.

Un abbraccio collettivo che ha messo a nesso una verità scomoda: Paolo, secondo una comunità intera, non è stato protetto abbastanza. Tra la folla, il volto sofferente di Luca, quattordici anni, compagno di classe di Paolo alle elementari. Con lo sguardo velato dalle lacrime, ricorda un bambino mingherlino, spesso bersaglio di bullismo.

Io ero l’unico a difenderlo”, racconta, la voce rotta dall’emozione. Poche ore prima del dramma, aveva ritrovato un vecchio messaggio vocale, un frammento di un’amicizia che il tempo non aveva cancellato. “Non ci vedevamo più da anni, ma non l’ho mai dimenticato“. A guidare il corteo, composto da amici, insegnanti e cittadini, i genitori di Paolo.

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Dietro di loro, un silenzio interrotto solo da singhiozzi e dal crepitio delle fiaccole. Ad accogliere i partecipanti in piazza Rossi, il vescovo di Gaeta, monsignor Luigi Vari, ha lanciato un monito senza sconti: “Le parole possono diventare pugni”. Un invito accorato, rivolto a ragazzi e adulti, a non voltare mai lo sguardo dall’altra parte.

Il padre di Paolo, con la madre al fianco, ha spezzato il silenzio delle istituzioni denunciando pubblicamente le richieste d’aiuto inascoltate. “Ci siamo sentiti soli”, ha confessato, riferendo di aver segnalato più volte le aggressioni subite dal figlio, già dalle elementari. La fiaccolata ha portato alla luce i soprannomi crudeli, le esclusioni, l’indifferenza di molti  Una verità che ora chiede giustizia.