
La decisione del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila è arrivata come una sentenza senza appello, disponendo l’immediato allontanamento dei tre figli minori. Il trasferimento è avvenuto velocemente, portando i bambini in una struttura protetta per un periodo di osservazione.
La motivazione non ha riguardato solo il desiderio dei genitori di provvedere all’istruzione parentale, ma ha abbracciato una serie di preoccupazioni giudiziarie. La Corte ha evidenziato la necessità di tutelare l’incolumità fisica e psicologica dei bambini, minacciata dalle carenze abitative.
A pesare in modo decisivo sono state le condizioni del luogo: l’abitazione, descritta come un rudere, mancava di agibilità e sicurezza statica, oltre all’assenza di acqua e luce. Ma il centro della controversia legale si è concentrato anche su altre due questioni cruciali. In primo luogo, la presunta “lesione del diritto alla vita di relazione” dei minori, ritenuta grave a causa della deprivazione del confronto con i pari in età scolare.

Soprattutto, nel provvedimento si fa riferimento a “nuove condotte genitoriali inadeguate”. Secondo l’autorità , la divulgazione delle vicende attraverso i mezzi di comunicazione, con diffusione di dati che permettevano l’identificazione, dimostrava l’intento dei genitori di utilizzare i propri figli per ottenere un risultato processuale favorevole, in un chiaro conflitto di interessi con gli stessi minori.
I bambini si trovano ora nella comunità educativa indicata dal Tribunale. La madre, Catherine, ha potuto raggiungerli e restare con loro nella casa-famiglia, mentre il padre Nathan è rimasto solo nel bosco. L’avvocata Maria Luisa Palladino è stata nominata tutrice provvisoria per i minori.