Fabrizio Corona prosegue la sua personale inchiesta sul caso di Garlasco con la seconda parte di Falsissimo, portando alla luce nuovi dettagli e ipotesi controverse. Il nuovo episodio si apre con l’incontro di un presunto “supertestimone”, definito dallo stesso Corona poco credibile e quasi folcloristico, tanto da spingerlo per la prima volta a dissociarsi pubblicamente dalle dichiarazioni raccolte.
Dopo una visita non autorizzata al negozio di Andrea Sempio, già coinvolto in passato nelle indagini, Corona lo rincorre fino a casa, venendo poi allontanato dai carabinieri. Ma il cuore del racconto si sposta rapidamente verso temi più inquietanti. Corona mette in relazione il santuario della Bozzola con elementi oscuri emersi negli anni: presunti esorcismi, abusi sessuali e dinamiche familiari disturbanti.
Richiamandosi a un vecchio articolo di Repubblica, Corona cita i numeri telefonici trovati nella rubrica di Chiara Poggi, sostenendo che tutti portano allo zio Ermanno Cappa. Accuse pesanti, tra cui una presunta relazione tra la giovane vittima e lo zio, vengono lanciate sulla base di confidenze e testimonianze poco verificabili.
Attraverso una serie di ricostruzioni, Corona delinea una rete complessa che collega il santuario, l’avvocato Lovati e don Gregorio Vitali, già coinvolti in vicende giudiziarie legate a ricatti e presunti abusi. Fabrizio Corona racconta anche che una sua amica milanese, che tra il 2016 e il 2018 aveva frequentato Maria Rosa Poggi (madre delle gemelle Cappa), gli ha riferito tre episodi: l’invito a una messa particolare al santuario della Bozzola, un pranzo con la Poggi e Paola Cappa durante il quale le fu chiesto il numero di un osteopata, e infine pesanti insulti ricevuti da Paola su Facebook per non aver inviato quel contatto.
La donna ha conservato le chat. Corona sottolinea che Paola Cappa aveva già avuto reazioni simili in passato e parla di un evidente problema di gestione della rabbia. Il culmine dell’episodio è l’intervista ad Ermanno Cappa, zio della vittima, il quale si mostra visibilmente infastidito, definendo le nuove “prove” come illazioni prive di fondamento.