Fabi Fibra condannato a risarcire Valerio Scanu di 70mila euro: cosa gli ha detto (2 / 2)

La vicenda legata al brano «A me di te» ha visto il rapper Fabri Fibra condannato a risarcire 70 mila euro al cantante Valerio Scanu per diffamazione. La sentenza è stata confermata dalla terza sezione civile della Corte di Cassazione del Tribunale di Milano, chiudendo una disputa giudiziaria iniziata nel 2013.

A finire nel mirino della giustizia dei versi del rapper nel suo brano giudicati offensivi e che alludevano alla sessualità di Valerio Scanu. Risentito dalle parole di Fibra, l’ex cantante di Amici intentò una causa civile per diffamazione. Ma quali sono le parole incriminate?

“Vento in poppa, come un veliero. Vengo in bocca, come a Valerio che in verità è una donna“, cantava Fibra in ‘A me di te’. Gli avvocati di Valerio Scanu hanno sostenuto che la libertà artistica non può giustificare insulti e diffamazioni. La sentenza ha ribadito il confine tra espressione artistica e responsabilità civile, stabilendo un precedente significativo nel mondo dello spettacolo.

Fabri Fibra, noto per i testi provocatori e spesso controversi, si è trovato al centro di polemiche già in passato, ma questa condanna rappresenta una delle conseguenze più rilevanti della sua carriera. La Corte ha ritenuto che i versi incriminati superassero i limiti della satira e della libertà di espressione, configurando invece un chiaro caso di diffamazione.

La sentenza del Tribunale di Milano chiude una vicenda durata quasi un decennio, ma lascia aperte riflessioni sul rapporto tra musica, linguaggio e diritti individuali. Mentre alcuni difendono il diritto degli artisti a esprimersi senza censure, altri ribadiscono l’importanza di bilanciare la creatività con il rispetto per gli individui. Il caso Fibra-Scanu potrebbe influenzare future controversie simili, segnando un punto di riferimento nella giurisprudenza legata al mondo dell’intrattenimento.