Eredità Franco Di Mare, a quanto ammonta e a chi tocca (2 / 2)

Sono in tanti che, in queste ore, si chiedono a quanto ammonti l’eredità di Franco Di Mare. Sebbene ad oggi non ci sia traccia del patrimonio totale, si possono fare delle ipotesi sulla base degli ultimi dati diramati a mezzo stampa. Prima di parlarne, è doveroso dire che la più grande eredità lasciata dal giornalista, conduttore e inviato scomparso venerdì per un mesotelioma, è quella umana e professionale.

A ribadirlo con forza è stato il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana, in quanto  un uomo come lui ,con la sua assenza, lascia un grande vuoto nel mondo dell’informazione, in cui ha saputo raccontare, con dovizia di particolari,   la cronaca nera efferata più scottante, direttamente sul posto.  Un grande professionista,  un grande uomo che, sino alla fine dei suoi giorni,  non ha avuto timore di raccontarsi, alle prese con una delle neoplasie più aggressive esistenti.  Tornando alla sua eredità,  premettendo  che occorre  fare una necessaria distinzione tra conduttori giornalisti e presentatori inquadrati come artisti, alcune cifre sono da capogiro.

Fazio, ad esempio, guadagna 2 milioni di euro annui mentre Di Mare,  quando conduceva UnoMattina, percepiva 200 mila euro annui.    A questa cifra si aggiungono naturalmente tutti i beni mobili e immobili che il  giornalista è riuscito a mettere da parte nella sua lunga carriera,  quindi case, denaro, auto etc. L’ex direttore della Rai aveva sposato, solo due giorni prima di spegnersi, Giulia Berdini, la donna che da sette anni gli stava accanto.

Sotto l’aspetto legislativo, si presume che l’eredita vada proprio a lei e alla figlia Stella,  adottata  quando era ancora in fasce in un orfanotrofio, assieme alla prima moglie Alessandra. Resta poi una scottante questione da affrontare. Ricordiamo  che durante i suoi viaggi di lavoro come inviato  in Bosnia, Croazia, Kosovo, passando per il Mozambico, il Ruanda, il Burundi e l’Afghanistan, era entrato in contatto con l’amianto, sostanza che può provocare neoplasia proprio come quella da lui contratta, il mesotelioma. Proprio per questo, chiedeva il risarcimento.

Più nello specifico, ha  chiesto alla Rai di collegare la sua neoplasia  con  il suo lavoro a contatto con tale sostanza tossica.   Il giornalista aveva rivolto alla Rai una richiesta: quella dello stato di servizio ,  una certificazione scritta della sua esposizione lavorativa all’amianto, per poi chiedere il risarcimento dei danni, evidenziando una certa freddezza dell’emittente nell’occuparsi della sua situazione.  Se il risarcimento dovesse essere riconosciuto ai suoi cari più stretti, sarebbe ingente.