Enrica Bonaccorti, l’annuncio da lacrime poco prima di Natale (2 / 2)

Il risveglio dopo quella lunghissima emergenza vitale ha segnato l’inizio di una rinascita faticosa ma preziosa. Enrica Bonaccorti, a 75 anni, ha dovuto affrontare la rimozione di un carcinoma che minacciava la sua serenità, un evento che ha seguito a breve distanza un altro intervento cardiaco molto delicato. La sua tempra ha sorpreso i medici del Policlinico Gemelli, dove la conduttrice ha lottato per riprendersi i propri spazi e la propria autonomia.

Nelle parole affidate a questa nuova fase della sua vita, emerge un messaggio potente rivolto soprattutto ai più giovani e al rapporto con i genitori. La donna esorta i figli a chiedere scusa e a non lasciare nulla di inespresso, consapevole di come il tempo possa diventare improvvisamente un bene scarso.

La sua riflessione nasce dal dispiacere per le cose non dette e per gli affetti che, come sua figlia Marianna, rappresentano oggi la sua ancora di salvezza.La quotidianità della conduttrice è ora scandita da una riabilitazione costante, fatta di piccoli passi e grandi traguardi emotivi. Nonostante le cicatrici lasciate dal percorso medico, la sua filosofia rimane improntata a un fatalismo attivo, dove ogni giorno è vissuto come un regalo inaspettato. Il supporto della famiglia e l’affetto del pubblico sono diventati il carburante necessario per superare i momenti di stanchezza fisica.

Va all’orto e vicino ad un masso trova qualcosa di strano… Va all’orto e vicino ad un masso trova qualcosa di strano…

Guardando al futuro, l’obiettivo è un Natale che profuma di serenità e di affetti ritrovati, lontano dalle ansie dei mesi precedenti. La Bonaccorti si prepara a vivere le festività circondata dai suoi amori più grandi, celebrando non solo una ricorrenza, ma la vittoria della vita sulla malattia. La sua storia diventa così un esempio di come la resilienza possa trasformare un evento drammatico in un’occasione di profonda crescita personale.

Oggi Enrica continua a nuotare, bracciata dopo bracciata, in quella piscina che è diventata il simbolo della sua resistenza. Non c’è spazio per il rimpianto, solo per la gratitudine di poter ancora raccontare la propria storia con la voce ferma di chi ha guardato l’abisso ed è tornato indietro. Il suo cammino prosegue, con la consapevolezza che ogni istante guadagnato è una vittoria da proteggere con estrema cura.