Elisa Claps, "dopo 13 anni dal ritrovamento del corpo": la notizia scuote l’Italia (2 / 2)

Quando i fratelli non videro la loro Elisa tornare a casa, iniziarono subito a nutrire dei sospetti nei confronti di Restivo, nato a Erice e trasferitosi a Potenza, specie alla luce della ricostruzione da lui fatta dopo la scomparsa della ragazza, che non convinceva, sin dalle prime battute in cui, in particolare, ha detto di essersi ferito dopo una caduta in un cantiere vicino alla chiesa (poi divenuta tristemente nota per il ritrovamento dei resti di Elisa), ammettendo di essere stato l’ultimo ad aver visto la studentessa. Restivo ha raccontato di averle chiesto  un consiglio su come comportarsi con una ragazza di cui si era invaghito, mentre lei gli aveva detto di essere preoccupata per un ragazzo che l’aveva seguita fino alla Chiesa.

I familiari non hanno mai smesso di cercarla, chiedendo a Don Mimì di lasciarli ispezionare il sottotetto, senza successo, Dopo la morte del parroco, il 17 marzo 2010, un gruppo di operai, entrati nella Chiesa di Santissima Trinità per alcuni lavori da svolgere nel sottotetto, hanno fatto la macabra scoperta dei resti della povera studentessa, con accanto un orologio, gli occhiali, gli orecchini, i sandali e quel che restava dei vestiti della giovane.

Dall’effettuazione dell’autopsia,  emerso che Elisa è stata fatta fuori con 13 colpi di forbice, e che Restivo, condannato a 30 anni, le aveva tagliato qualche ciocca di capelli, oltre alla sua biancheria intima, proprio come aveva fatto per l’omicidio della Barnett, in Inghilterra.

Poco fa è giunta una notizia davvero raggelante: quella della riapertura della chiesa della Santissima Trinità a Potenza. La riapertura è avvenuta solo per mezz’ora ma non è passata inosservata, innescando un fortissimo clamore mediatico e polemiche che non si placano, in quanto i familiari della Claps si sono visti riaprire le loro ferite.

La diocesi ha in seguito specificato tutti i dettagli della riapertura, in quanto la chiesa in cui erano sepolti i resti di Elisa, rimarrà aperta dalle 8.30 alle 12 e dalle 17 alle 20. L’obiettivo è quello di trasformare questo luogo, scenario di uno dei più efferati casi di cronaca nera nazionale, in un rifugio di “preghiera silenziosa”. La chiesa della Santissima Trinità sarà, dunque, non solo un luogo religioso, ma anche un posto  in cui trovare conforto spirituale e interiore, riflettendo, tra se e se,  sulla sacralità della vita. L’arcivescovo di Potenza, monsignor Salvatore Ligorio, ha evidenziato che la riapertura della chiesa è un passo verso la riconciliazione e la guarigione per la comunità potentina, profondamente scossa dalla storia di Elisa che ha rappresentato e rappresenta, per moltissimi aspetti, ancora un giallo. Dopo la notizia, gli utenti si sono spaccati in due,  tra coloro  che si sono immedesimati nel dolore dei familiari della povera Elisa e chi, invece, ritiene l’iniziativa come una svolta, un modo per lasciarsi alle spalle il marchio tremendo di quel luogo.