Elena Del Pozzo, le telecamere hanno ripreso tutto: ecco cosa è successo subito dopo il funerale (2 / 2)

Puntuali, dalle 17:00, i funerali della piccola sono in corso nella Cattedrale e visibili in diretta streaming. Non ci sono parole per descrivere l’entrata della piccola bara bianca, con sopra fiori bianchi, in cui giace Elena, abbandonata al sonno della morte. Un lungo applauso, le persone in piedi, un volo di palloncini bianchi. Tutto per salutare questo splendido angelo, così come appare spesso, nelle foto, con il suo vestitino bianco.

Piazza Duomo e le aree intorno alla Cattedrale di Sant’Agata, la santa cui è devoto papà Alessandro, sono transennate e la zona è presidiata da polizia, esercito e protezione civile. Una folla sorprendente, sotto il caldo rovente del primo pomeriggio, circa 300 persone, hanno atteso il carro funebre, mentre il sagrato è pieno di corone e cuscini di rose bianche, rosa, arancioni. Come non cedere il posto alle lacrime dinnanzi ai cuscini con su scritto: “Le mamme di Hakuna Matata”, la scuola che la piccola frequentava, quella stessa scuola, in cui, la videocamera di sorveglianza, ha ripreso Elena correre sorridente, come era solita fare, incontro alla madre assassina, al termine della sua giornata d’asilo. Come non piangere leggendo lo striscione che recita “Elena sei sempre nei nostri cuori”? Il feretro viene accompagnato dal papà Alessandro, dal nonno Giovanni, dalla zia Martina Vanessa, che la piccola chiamava simpaticamente “zia Bubu”, con indosso una maglietta bianca con la foto della nipotina scomparsa, e dalla nonna Rosaria Testa , distrutti dal dolore, seduti in prima fila, accanto alla bara bianca.

Alla cerimonia funebre è presente tanta gente comune, oltre alle autorità: il sindaco di Mascalucia, Vincenzo Magra, il primo cittadino di Tremestieri, Santo Rando, il vicesindaco di Pedara Francesco Laudani e il sindaco di San Giovanni La Punta, Nino Bellia, mentre è vietato l’ingresso di fotografi, giornalisti e videoreporter durante il rito, tenuti fuori, dietro le transenne. Fanno riflettere le parole pronunciate nell’omelia dall’arcivescovo Renna: “Tutti noi, come giudici, siamo pronti a lapidare sempre qualcuno che ha sbagliato. Ho letto su un muro della città una frase che chiedeva riposo eterno per Elena e tormento eterno per la sua mamma. Non credo che la piccola Elena sarebbe d’accordo con quelle parole, come ogni bambino”.

Rivolgendosi ai genitori, ha rivolto loro un invito a non insegnare la violenza delle parole ai figli, né sui social, né sui nostri muri già abbastanza sporchi, “perché un bambino non è capace di concepire vendette, sedie elettriche, patiboli mediatici e, se impara queste cose, le impara da noi. Sforziamoci di seminare ciò che Cristo e ogni uomo di buona volontà spargono con abbondanza: misericordia, pietà, giustizia, dialogo, prevenzione d’ogni violenza. Solo così non ci saranno più funerali com’è questo”.

L’arcivescovo ha citato le sofferenze dei bambini nei campi di concentramento. “È come se Elena ci chiedesse: “Tenete i bambini fuori dai vostri conflitti“, ha detto, concludendo con queste parole: “Sono sicuro che Elena veglia su noi adulti perché nessuno ferisca più alcun bambino”. A quest’ultimo importante messaggio, che ha chiuso l’omelia, è seguito un applauso fragoroso. In tanti, tantissimi, coloro che nello strazio, continuano a baciare la foto di Elena, posta sulla sua bara, mentre escono in piazza Duomo. Al grido “Elena, Elena”, il feretro della piccola viene accompagnato  sul sagrato, dove è issato, al grido “Sei un angelo”, sino all’arrivo del papà, rimasto in piedi per tutta la funzione, che non smette di accarezzare la bara della sua bambina. Ed ancora il grido “Elena, Elena”.