Elena Del Pozzo, l’appello disperato per Martina Patti. E scoppia la protesta: “Vergogna” (2 / 2)

La cerimonia funebre è stata officiata dall’arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Renna, che ha rivolto un accorato appello alla folla, invitandola alla riflessione. Queste le sue parole: “Tutti noi, come giudici, siamo pronti a lapidare sempre qualcuno che ha sbagliato. Ho letto su un muro della città una frase che chiedeva riposo eterno per Elena e tormento eterno per la sua mamma. Non credo che la piccola Elena sarebbe d’accordo con quelle parole, come ogni bambino”. 

Con un brano del Vangelo si è poi rivolto ai genitori: “Non insegnare la violenza delle parole ai figli, né sui social, né sui nostri muri già abbastanza sporchi. Perché un bambino non è capace di concepire vendette, sedie elettriche, patiboli mediatici e, se impara queste cose, le impara da noi. Sforziamoci di seminare ciò che Cristo e ogni uomo di buona volontà spargono con abbondanza: misericordia, pietà, giustizia, dialogo, prevenzione d’ogni violenza. Solo così non ci saranno più funerali come questo”. 

Un’omelia complessa, fortemente significativa, che ha innescato non poche polemiche sui social, soprattutto per l’invito a non puntare il dito contro la reo confessa. I nonni materni, che non c’entrano nulla e che amavano la loro nipotina incondizionatamente, sono stati presenti alla cerimonia funebre. Il nonno paterno ha voluto donare simbolicamente alla sua Elena un palloncino con Bing, uno dei suoi personaggi dei cartoni preferiti.

 

 

Dopo i saluti ai familiari di Elena, al termine della funzione, Renna ha citato un pedagogista polacco, Janusz Korczak, morto nel campo di concentramento di Treblinka con i bambini orfani che aveva raccolto nel ghetto di Varsavia, invitando gli adulti ad alzarsi “sulle punte dei piedi, per stare all’altezza dei bambini. Quando non mettiamo al centro i piccoli, perdiamo il metro per giudicare ciò che è importante”. Ma le sue parole, quelle improntate all’amore e al perdono cristiano, alla non vendetta, al non odio, sono rimaste inascoltate dalla folla che, non appena ha visto la bara uscire, ha urlato “Vergogna, vergogna” , nei confronti di Martina Patti, rinchiusa nella della del carcere di Piazza Lanza, sorvegliata a vista.

Poi è arrivato il tempo degli applausi, degli ultimi applausi con cui i presenti hanno salutato la piccola, al grido “Elena, Elena, sei un angelo” e mentre la sua bara bianca veniva issata, tanti palloncini bianchi, azzurri e arancioni, con la foto della piccola, si sono levati in cielo. Come dimenticare l’immagine di papà Alessandro, fermo, sulla bara della figlioletta, già posta nel carro funebre? Alessandro l’ha accarezzata, in lacrime. Scene strazianti che ci lacerano il cuore.