“È finita malissimo”. Alessia Pifferi: la drammatica notizia dal carcere è arrivata pochi minuti fa (2 / 2)

I bambini non si toccano. Questa la legge che vige anche nel carcere di San Vittore ed è per questo che le altre detenute hanno picchiato Alessia selvaggiamente. E’ stata la stessa legale che la difende, Solange Marchignoli, a dichiarare: “È successo una settimana fa dopo la prima udienza in tribunale. Alessia stava raggiungendo una suora quando è stata aggredita dalle altre detenute che le hanno tirato i capelli e schiaffeggiata. Questa donna ha molta paura di quanto le sta accadendo”. 

La Pifferi, che ricordiamo è in isolamento, sarebbe uscita dalla sua cella per raggiungere la suora che la sta supportando psicologicamente durante la detenzione. Ma in quell’unico momento di uscita, è stata picchiata selvaggiamente dalle altre detenute. La legale Solange Marchignoli ha rivelato che la 36enne vivrebbe nel terrore che qualcuno possa fargliela pagare dietro le sbarre. Il gip di Milano, Fabrizio Filice, intanto, ha respinto la seconda istanza della difesa che chiedeva di far accedere esperti in carcere per una consulenza neuroscientifica.

Queste le parole scritte dal gip: “Nessun disagio. Alessia Pifferi si è sempre dimostrata consapevole, orientata e adeguata”, anche se i legali della donna respingono questa versione dei fatti, dichiarando di non aver chiesto una perizia per verificare se Alessia sia capace di intendere e di volere ma in quanto dubitano della sua capacità di comprendere, di elaborare il pensiero.

Alla luce di questo, ritengono che servono i consulenti neuroscientifici e chiedono di poter avere gli audio e video degli interrogatori perché qualcosa, a loro dire, non tornerebbe. “Da quei verbali emerge un linguaggio che Alessia Pifferi non è in grado di produrre”, dicono.

Il gip Fabrizio Filice ha scritto anche che “Alessia Pifferi si è sempre dimostrata consapevole, orientata e adeguata, nonché in grado di iniziare un percorso, nei colloqui psicologici periodici di monitoraggio, di narrazione ed elaborazione del proprio vissuto affettivo ed emotivo”, spiegando che la difesa di Alessia Pifferi non può introdurre nel procedimento, senza il contraddittorio delle parti, cioè fuori da una perizia, una consulenza basata su un’analisi che punterebbe solo a verificare l’elemento soggettivo del reato, quindi se la madre assassina avrebbe agito con dolo o con colpa. Tutto questo, precisa “allo stato non si aggancerebbe ad alcun elemento fattuale, anche perché Pifferi non ha alcuna storia di disagio psichico nel suo passato”.