"È deceduto il Baffo". Italia in lutto per la sua scomparsa (2 / 2)

Lui per tutti era “il baffo”.La motivazione, ovviamente, è nei suoi baffi, caratteristiche che gli è valsa questo simpatico nomignolo, divenuto un tratto distintivo della sua persona. Il mondo televisivo ha annunciato la scomparsa di   Enzo Ferrari, ex ala offensiva e allenatore del Cavallino… notizia che ha rattristato il calcio, di cui è stato un’indiscusso protagonista. 

Un annuncio che, in men che non si dica, è rimbalzato sui siti d’informazione, tra lo sconcerto e l’amarezza. Ferrari è stato un grande e non ci si capacita del suo decesso.

Ha vestito  la maglia amaranto per un triennio, dal 1964 al 1967, facendo  della squadra che nel 1966 conquistò la prima, storica promozione in serie B. Fu proprio lui, per chi non lo ricordasse, a segnare uno dei due tiri in porta, che permisero all’Arezzo di Meucci  di aggiudicarsi la vittoria a  Carpi il 15 maggio di quell’anno.

 

79 presenze e 18 gol, in tutto, quelle che contrassegnarono la sua carriera lì,  prima del passaggio al Genoa, Palermo, Monza, Livorno e Udinese, ritornando all’ Arezzo da allenatore in C1 nella stagione 2001/02 che si concluse con la salvezza conquistata all’ultimo tuffo con la vittoria nei playout sotto la presidenza di Piero Mancini.

Poco dopo, al suo posto, venne ingaggiato Colautti e lo spogliatoio a Pellicanò, che centrò la permanenza in categoria. Ferrari fece la sua ultima esperienza da tecnico nell’Arezzo mentre, in passato, aveva guidato Udinese (con Zico in rosa), Triestina, Avellino, Padova, Palermo, Reggina, Reggiana e Ascoli. Nel 1984, Ferrari fu il primo italiano a lavorare all’estero, chiamato alla guida del Real Saragozza in Spagna. Insomma, una carriera davvero encomiabile, la sua. Un annuncio forte, quello del suo decesso. Le nostre più sentite condoglianze.