Don Samuele condannato: "Faceva vedere le sue foto, aveva il…" (2 / 2)

Il tribunale ecclesiastico ha deciso, condannando  Samuele Marelli, l’ex responsabile degli oratori di Seregno,  attualmente indagato dalla procura di Monza per presunti reati sessuali nei confronti di giovani della parrocchia. Dopo diverso tempo, dunque,  il tribunale ha  ritenuto  colpevole Marelli,  vicario della comunità pastorale San Giovanni Paolo II di Seregno e responsabile della pastorale giovanile della stessa cittadina, comprensiva di  sei parrocchie, responsabile, per sette anni,  della Fondazione diocesana per gli oratori milanesi.

La decisione del tribunale ecclesiastico  ha previsto che sarà spogliato dell’abito sacerdotale per i prossimi cinque anni, col divieto perpetuo di cercare contatti volontari con minori, se non alla presenza di un accompagnatore maggiorenne. Michele Elli, Vicario episcopale della Zona V (Monza), ha  letto, il contenuto della condanna,  ai fedeli della Comunità pastorale «Giovanni Paolo II» di Seregno, dopo la celebrazione della messa.

Il primo grado di giudizio del processo canonico, si è concluso , dunque, riconoscendo la colpevolezza di don Samuele, che era finito al centro di  inchiesta canonica della Curia ambrosiana per abusi sessuali su minori  e, lo ricordiamo,  è indagato  dalla procura di Monza per lo stesso reato.

Ma quali sono i reati commessi dall’ex don? Sulla base dell’ordinamento canonico, avrebbe posto in essere atti contro il sesto comandamento del decalogo con minore da parte di un chierico, e atti contro il sesto comandamento del decalogo da parte di un chierico con persona maggiorenne, macchiandosi di  abuso di autorità.

Proprio alla luce di questo, gli è stato proibito, per cinque anni, di risiedere nel territorio dell’Arcidiocesi di Milan, e  di esercitare il pubblico del ministero sacerdotale per 5 anni,   oltre al divieto perpetuo di «cercare contatti volontari con minori, se non alla presenza di un accompagnatore maggiorenne», e «la privazione, per dieci anni, della facoltà di confessare e di poter svolgere attività di direzione spirituale». A Marelli è vietato, inoltre, «cercare contatti volontari, attraverso qualunque mezzo, con persone che  erano canonicamente domiciliate a Seregno» durante il periodo in cui ha prestato servizio.