Nel 2020, i carabinieri di via Moscova hanno segnalato anomalie nell’inchiesta sul delitto di Chiara Poggi, portando alla proposta di un possibile complice di Alberto Stasi, condannato per il delitto.
Tuttavia, i magistrati di Pavia avevano respinto questa teoria nella seconda archiviazione, escludendo la presenza di correi, e hanno ritenuto che le prove non giustificassero una riapertura delle indagini. I carabinieri avevano sollevato il dubbio di un complice basandosi su elementi come il sangue trovato nel disimpegno della casa di Garlasco e le telefonate di Sempio alla famiglia Poggi nei giorni precedenti il delitto.
Tuttavia, i magistrati hanno rigettato queste ipotesi, definendo le telefonate come “suggestioni senza consistenza investigativa” e sottolineando che la presenza di tracce di Sempio sulla scena del delitto era poco probabile, considerando la mancanza di prove fisiche a suo carico. Tuttavia, un nuovo elemento emerso proprio in questi giorni ha riportato in auge la tesi del doppio killer. Di cosa si tratta?
Di recente è stato rinvenuto un DNA riconducibile ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, sotto le unghie di Chiara. Il caso è stato quindi riaperto, e nuove indagini sono in corso per fare luce su questo nuovo elemento. Altra controversia riguardava lo scontrino di parcheggio che Sempio aveva conservato, rivelato solo un anno dopo il delitto, suscitando sospetti.
I magistrati hanno spiegato che lo scontrino era stato trovato dal padre di Sempio e conservato come precauzione, ma non è stato ritenuto sinora un elemento decisivo. Non resta che attendere i nuovi sviluppi delle indagini per fare definitivamente luce su un caso che non appare ancora definitivamente chiarito.