Louis Dassilva, il 35enne senegalese detenuto per l’omicidio volontario pluriaggravato di Pierina Paganelli, ha recentemente concluso un percorso scolastico iniziato proprio all’interno del penitenziario riminese dove è recluso dal luglio 2024. In un contesto personale e giudiziario estremamente delicato, l’uomo è riuscito a portare a termine gli studi per il conseguimento del diploma di terza media, superando anche l’esame orale nella giornata di sabato.
Il risultato, comunicato dai suoi legali, è stato definito “una dimostrazione concreta di volontà di riscatto personale”. Un traguardo, quello raggiunto tra le mura della casa circondariale “Casetti”, che offre uno spaccato poco esplorato della quotidianità penitenziaria e della possibilità, seppur complessa, di continuare a costruire un futuro anche in attesa di un processo che potrebbe cambiare per sempre il destino dell’indagato. La notizia dell’esame superato giunge in concomitanza con un momento cruciale per l’inchiesta, che vede Dassilva protagonista silenzioso – assente anche all’udienza più recente – in una fase processuale tesa e intricata.
Il fatto che abbia deciso di dedicarsi allo studio nel pieno della vicenda giudiziaria è stato interpretato dai suoi difensori come segnale della sua determinazione a non abbandonare del tutto la propria visione di futuro, nonostante le accuse gravi che lo vedono coinvolto. In parallelo, mentre si discute in aula sulla correttezza degli atti e sulla formulazione del capo di imputazione, l’immagine dell’uomo che studia e sostiene un esame scolastico introduce un elemento umano in un quadro altrimenti dominato da verbali, perizie e intercettazioni.
Se da una parte il diploma non incide direttamente sull’andamento del procedimento penale, dall’altra apre un interrogativo più ampio sul significato della detenzione e sul valore rieducativo del carcere. Il 7 luglio, data fissata per la prossima udienza, si annuncia decisiva per capire se Dassilva dovrà affrontare un processo con rinvio a giudizio formale. La procura dovrà intanto precisare meglio le aggravanti contestate, come stabilito dal giudice per l’udienza preliminare, Raffaele Deflorio, che ha accolto parzialmente le eccezioni sollevate dalla difesa.
Nel frattempo, la figura dell’indagato si divide tra due immagini in forte contrasto: quella processuale, legata alle accuse e al dibattito giuridico; e quella privata, che lo ritrae dietro le sbarre con in mano un titolo di studio, ottenuto nel silenzio di una cella e in attesa di una verità giudiziaria ancora tutta da scrivere.