Un uomo di 70 anni residente a Ferrara ha ottenuto il riconoscimento del nesso causale tra la somministrazione del vaccino anti-Covid Vaxzevria (AstraZeneca) e lo sviluppo della sindrome di Guillain-Barré. A stabilirlo è stata la Commissione medica ospedaliera di Padova, che ha aperto così la strada a un indennizzo statale, come previsto dalla legge 210 del 1992.
Il caso riaccende l’attenzione su uno dei vaccini più discussi della pandemia da SARS-CoV-2. Il Vaxzevria, sviluppato da AstraZeneca in collaborazione con l’Università di Oxford, era stato inizialmente destinato alla popolazione sotto i 55 anni, poi raccomandato agli over 60, fino al ritiro definitivo dal mercato nel maggio 2023.
La sua natura a vettore virale ha suscitato nel tempo preoccupazioni legate ad alcune reazioni avverse, per lo più lievi (come febbre e dolori muscolari), ma in rari casi anche gravi, come trombosi o complicanze neurologiche. Tra queste, la sindrome di Guillain-Barré (GBS) è una rara patologia autoimmune che attacca il sistema nervoso periferico.
I sintomi possono variare da formicolii e debolezza agli arti fino a coinvolgere la muscolatura respiratoria e quella deputata alla deglutizione, arrivando nei casi estremi a forme di paralisi. Secondo dati pubblicati su The Lancet, l’incidenza della malattia in Europa è compresa tra 1,2 e 1,9 casi ogni 100.000 persone, con maggiore frequenza nelle fasce d’età tra i 15 e i 35 anni e tra i 50 e i 75. Nel caso specifico, l’uomo, oggi costretto a muoversi su una sedia a rotelle, riceverà un assegno vitalizio mensile di 6.400 euro.
L’indennizzo è indipendente da eventuali responsabilità civili, come previsto dalla normativa, che tutela chi subisce danni da vaccinazioni obbligatorie o raccomandate. Le autorità sanitarie, tra cui l’AIFA, continuano a raccomandare il monitoraggio attento di sintomi neurologici successivi alla vaccinazione, sottolineando però l’estrema rarità di casi gravi come quello in esame.