Crepet: "Dietro ai problemi dei giovani c’è l’eredità.. (2 / 2)

Lo psichiatra Paolo Crepet ha portato il suo spettacolo teatrale Mordere il cielo anche a Brescia, registrando un grande successo di pubblico al teatro Clerici. Il format, come ha spiegato lo stesso Crepet, è molto personale e libero.

Poche ore prima dello spettacolo, Crepet si era raccontato nel podcast BSMT di Gianluca Gazzoli. Ha parlato del successo del suo tour teatrale, che ha raggiunto le 72 mila presenze in tutta Italia. “Ho scritto 43 libri, ma oggi la gente viene perché è confusa, cerca una guida. A una certa età ti riconoscono una credibilità. Alcuni mi ringraziano ancora per frasi dette 25 anni fa, che dicono abbiano cambiato loro la vita”.

Nel podcast, Crepet ha condiviso anche aneddoti personali legati alla sua giovinezza e alla formazione professionale. Tra i ricordi, quello dei suoi anni in Brasile, dove fu vicino di casa del cantautore Caetano Veloso: “All’inizio mi disturbava suonando la chitarra, poi scoprii che era lui, il mio idolo». Importante nella sua crescita fu anche il rapporto con il grande psichiatra Franco Basaglia, che definisce “un secondo padre”.

Crepet sottolinea che il disagio psichico è “contagioso” e spesso viene sovradimensionato: non tutto deve essere condiviso o trasformato in un problema psicologico. È importante imparare a rialzarsi da soli, senza delegare sempre all’esterno le responsabilità. Chiedere aiuto è giusto, ma non bisogna cadere nell’eccesso.

Secondo lo psichiatra Paolo Crepet, molti problemi giovanili derivano dall’eccessiva permanenza nella “comfort zone”, che impedisce ai giovani di confrontarsi con le difficoltà e di crescere realmente. “Tra “you wanna” e “you get it” c’è un oceano di sudore – ha continuato Crepet – e dietro ai problemi di molti giovani c’è un problema che si chiama eredità. Hai la casa della nonna, la affitti e sei a posto. La comfort zone cos’è? La vita non è comfort: se fai le cose è un rischio, quest’idea del confortevole è assurda. Adesso c’è il topper sopra i materassi, a me fa ridere così come quando vedo i ragazzini col trolley a scuola…”.