
Quando la piccola è stata chiamata a descrivere quante volte il padre l’avesse costretta a quegli atti indicibili, la risposta ha superato ogni possibile aspettativa, rivelando una routine di orrore continuato. Le indagini e le prove raccolte hanno confermato che gli episodi contro la volontà della piccola denunciati si svolgevano regolarmente nella cantina dell’abitazione, un luogo non frequentato, isolato, trasformato in prigione dal genitore.
A peggiorare ulteriormente la posizione del responsabile, l’emergere del grave danno alla salute della bambina, che ha contratto un batterio a causa di quegli stessi fatti. La giustizia, chiamata a ricucire uno strappo troppo profondo, ha portato l’uomo davanti al tribunale di Cremona, dove i fatti sono stati accertati.
Dopo il procedimento, l’uomo è stato riconosciuto colpevole, e la sentenza è stata esemplare: per l’episodio di violenza subita dalla figlia di cinque anni, il padre è stato condannato a 20 anni di reclusione. Quando la piccola è stata ascoltata dai giudici, in audizione protetta ha dichiarato di “aver perso il conto” di tutte le volte in cui il padre la costringeva ad avere rapporti con lui.

Da quanto emerso anche la compagna della bambina veniva sottoposta ad atti di forza da parte dell’uomo che dovrà rispondere di gravi atti contro appunto la volontà dell bambina e anche di aver colpito in diverse occasioni la donna. Una vicenda davvero spiacevole e gravissima che ci fa capire come a volte l’incubo si celi nelle nostre stesse abitazioni.
Se si subiscono questi comportamenti ricordiamo che ci si può rivolgere chiamando il numero 1522 o chattare direttamente con un’operatrice sul sito www.1522.eu o via app. L’accoglienza è disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo, farsi, albanese, russo ucraino, portoghese, polacco.