Cosa facevano i direttori Rai durante il lutto per Pippo Baudo (2 / 2)

Il 16 agosto 2025, l’Italia ha detto addio a Pippo Baudo, scomparso all’età di 89 anni. La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno, lasciando un vuoto incolmabile nel panorama televisivo italiano.

Gli omaggi si sono moltiplicati, da Militello Val di Catania, sua città natale, fino a Roma, dove fiori, messaggi e minuti di silenzio hanno accompagnato la memoria di Baudo. I social si sono animati di ricordi e fotografie dei suoi momenti più iconici, dai Sanremo memorabili ai varietà che hanno segnato un’epoca.

La reazione della Rai è stata immediata: edizione straordinaria del Tg1, speciali in diretta e approfondimenti continui. Giorgia Cardinaletti, al timone delle trasmissioni, ha acquisito una centralità ancora maggiore grazie alla gestione del racconto della scomparsa.

35enne con la figlia di 3 anni in auto sotto il sole: perde la vita abbracciato a lei 35enne con la figlia di 3 anni in auto sotto il sole: perde la vita abbracciato a lei

Tuttavia, dietro le quinte, sono emerse criticità: la dirigenza, in parte ancora in ferie, ha faticato a coordinare le attività, e molti hanno percepito una mancanza di una linea editoriale chiara, a differenza di quanto accadde alla scomparsa di Raffaella Carrà. Non sono mancati, però, gesti concreti: il direttore generale Roberto Sergio, legato a Baudo da profonda amicizia, si è occupato personalmente dell’organizzazione della camera ardente al Teatro delle Vittorie.

Altri dirigenti e consiglieri hanno collaborato, mentre alcune assenze – come quella dell’amministratore delegato Giampaolo Rossi ai funerali di Militello – hanno alimentato critiche interne, sottolineando l’importanza di una presenza simbolica nei momenti di lutto collettivo. In mezzo a tutto, resta il pubblico, generazioni cresciute con i programmi di Baudo, che ha risposto con affetto e partecipazione.