
Un lutto improvviso, uno di quelli che irrompono e lasciato un senso di vuoto e impotenza, tanto che è impossibile trattenere le lacrime nell’apprendere il nome di chi è stato strappato alla dimensione terrena, un uomo amatissimo, un grande professionista.
Clementino, attraverso il sito Fanpage, ha voluto condividere il suo dolore e la sua gratitudine per un artista che ha cambiato la storia del suono partenopeo e italiano, scrivendo: “Oggi è una giornata triste per Napoli e per la musica in generale. Abbiamo perso un gigante, una Leggenda. Il figlio della guerra. Il vero Ciro della Tammurriata Nera”. Il rapper, impegnato in questi giorni con le registrazioni del talent show The Voice, con queste toccanti parole ha voluto dare il suo ultimo saluto ad un uomo che ha fatto la storia del blues profondo nel panorama campano, che si è spento all’Ospedale Cardarelli di Napoli, Parliamo del grande James Senese. Musicista, compositore, e anima portante del sassofono jazz-rock in Italia.
La sua scomparsa è sopraggiunta a causa di una grave polmonite, ma il decorso è stato aggravato da una scoperta tardiva. I sanitari che lo assistevano, infatti, hanno riscontrato la presenza di un tumore proprio durante le procedure di ricovero per l’emergenza polmonare. Una doppia minaccia che ha fiaccato le energie del musicista senza dargli scampo. L’ondata di lutto che ha travolto il mondo della musica ha trovato un’immediata eco nel rapper Clementino. La sua dichiarazione straziata sui social network ha subito fatto il giro del web, simboleggiando il dolore di un’intera generazione di artisti.

Clementino e Senese avevano collaborato nel 2015 in “Selvaggi”, brano contenuto nell’album “Miracolo!”. La voce e il sax del fondatore dei Napoli Centrale aprivano il pezzo, e il rapper di Nola lo omaggiava con versi diventati iconici: “Clementino ‘a parete ‘nderr cu’o microfon, quanno suono comme a James Senese cu’o sassofon. Siente ‘o battite animale, liriche e musiche e suono, tenimmo nu cuofano”.
In quelle barre c’era tutta la riconoscenza di un artista giovane verso un maestro che aveva insegnato a far parlare la città attraverso il ritmo. L’uomo con il sax, che sapeva fondere l’America e il Vesuvio in un unico suono, se ne è andato in modo silenzioso. Tuttavia, l’eredità dei suoi dischi è un respiro di musica che, per la sua città e per tutti gli appassionati, non si spegnerà mai.