Il Citomegalovirus (CMV) è un virus molto comune appartenente alla famiglia degli herpes virus (come le malattie esantematiche). Negli adulti e nei bambini che contraggono autonomamente l’infezione, i sintomi sono in genere lievi e generici, per esempio febbre, stanchezza, mal di gola, tanto che spesso non ci si accorge nemmeno della malattia.
Il virus, però, può essere molto pericoloso se contratto in gravidanza, perché in questo caso può passare al feto, con conseguenze che possono essere anche gravi.
Se ci si ammala per la prima volta in gravidanza, la probabilità che il nascituro sia contagiato è molto bassa ma, se questo avviene, i rischi per il neonato potrebbero essere seri, soprattutto se l’infezione è avvenuta nella prima metà della gravidanza.
Come capire se si è infetti o immuni
Per capire se si è già contratto il citomegalovirus in passato (e quindi si è immuni) o se vi è un’infezione in corso, basta effettuare un esame del sangue, che ricerca la presenza due tipi di anticorpi, detti immunoglobuline: le IgG e le IgM.
Le IgM sono gli anticorpi che si producono nella fase acuta della malattia, quindi sono rilevabili da subito; le IgG si iniziano a produrre solo 1-2 settimane dopo che è avvenuta l’infezione, ma resteranno presenti nell’organismo per tutta la vita.
Se la donna contrae per la prima volta il virus durante la gravidanza, c’è il rischio che anche il feto venga contagiato e si parla in questo caso di infezione congenita. Il rischio di trasmissione al feto varia dal 30 al 40%.
Nota importante: anche se il feto ha contratto il virus, non è detto che manifesti delle conseguenze, a breve o a lungo termine. Solo 2 o 3 feti su 10 con infezione congenita riporteranno delle conseguenze.
Per quanto rare, le conseguenze del citomegalovirus in gravidanza possono essere piuttosto serie. Infatti, possono riguardare il sistema nervoso centrale con malformazioni visibili anche in ecografia, oppure possono provocare ritardo mentale, sordità congenita e corioretinite (una patologia della retina che provoca cecità). Condizioni che non sono diagnosticabili in utero.
La probabilità che un bambino con CMV congenito manifesti una di queste disabilità è maggiore se già da neonato aveva mostrato dei sintomi. Per fortuna, l’85-90% dei neonati con infezione congenita è asintomatico e solo il 10-15% circa di questi bambini mostra sintomi alla nascita.
Citomegalovirus: come si contrae
Chiunque può contrarre un’infezione da citomegalovirus ma, nella maggior parte degli adulti e dei bambini infetti, gli eventuali sintomi sono di lieve entità. Di diversa entità sono se invece parliamo di bambini ancora nel grembo materno.
È tuttavia possibile diminuire il rischio di contagio da cytomegalovirus facendo attenzione all’igiene personale, ad esempio lavandosi le mani spesso e rivolgendosi sempre a strutture sanitarie certificate.
Infatti, il contagio può avvenire tramite contatto interpersonale, gravidanza e allattamento, trasfusione e trapianti.
Sintomi del virus
La maggior parte dei bambini e degli adulti sani, se contagiati dal cytomegalovirus non presentano alcun sintomo quindi il contagio può passare inosservato. Altri, invece, possono presentare uno stato di malessere. Tra i sintomi ricordiamo:
- febbre;
- mal di gola;
- affaticamento;
- gonfiore delle ghiandole.
Molti dei bambini affetti da citomegalovirus congenito (cioè contagiati dal virus prima della nascita) non presentano alcun sintomo né disabilità, se invece hanno qualche disturbo i sintomi possono essere temporanei oppure si può trattare di disabilità permanenti.
Citomegalovirus in gravidanza: la cura
Nel momento in cui viene scoperta la presenza del virus, per ridurre il rischio di trasmissione al feto si può procedere con la somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa, per fornire alla mamma degli anticorpi efficaci che contrastino la diffusione del virus.
Nel caso in cui il CMV sia già entrato in contatto con il feto, la terapia ha come obiettivo fornire al bimbo stesso la possibilità di contrastarne l’attività e impedire la comparsa di problemi gravi. Le immunoglobuline sono di fatto, ad oggi, l’unico farmaco somministrabile in gravidanza.
Sono in corso studi scientifici su particolari immunoglobuline (anticorpi che dovrebbero dare man forte al sistema immunitario di mamma e bebè) e antivirali mirati che dovrebbero combattere l’infezione. Al momento, però, le ricerche sono ancora in fase sperimentale e non si sa se funzioneranno davvero. Allo stesso punto è anche la ricerca su un vaccino contro il CMV.