Ciao Ilaria, va al pronto soccorso con l’herpes e gli dicono che era ansia: perde la vita poco dopo (2 / 2)

Il caso di Ilaria Parimbelli, giovane di 26 anni di Dalmine, è un dramma che ha colpito profondamente la sua famiglia e sollevato interrogativi sulla gestione delle emergenze sanitarie. Il 23 settembre 2019, Ilaria si recò al pronto soccorso del Policlinico San Marco di Zingonia, riportando sintomi allarmanti: febbre, forti mal di testa, vomito e allucinazioni.

Nonostante la gravità dei sintomi, il medico diagnosticò una “crisi d’ansia” e decise di dimettere Ilaria senza eseguire ulteriori accertamenti. Una decisione che avrebbe avuto conseguenze gravissime. Quattro giorni dopo, la situazione di Ilaria peggiorò e fu ricoverata d’urgenza presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove le fu diagnosticata un’encefalite da herpes, una patologia rara e potenzialmente letale.

Nonostante le intensive cure, tra cui una craniotomia decompressiva e trattamenti antivirali, il danno cerebrale che subì fu irreversibile. Ilaria perse la capacità di parlare, di muoversi autonomamente e di ricordare, rimanendo in stato vegetativo per quasi due anni. Il 1° agosto 2021, la giovane ragazza morì, lasciando la sua famiglia in un dolore insopportabile.

Oggi, il medico Bagnolo è sotto processo. La pubblica accusa, rappresentata dalla PM Maria Esposito, sostiene che i sintomi di Ilaria giustificavano accertamenti più approfonditi, come una tac, che non furono mai eseguiti. La famiglia, che ha dato vita a una causa civile, contesta la versione del medico, sottolineando che la diagnosi iniziale avrebbe dovuto essere molto più tempestiva e accurata.

La difesa di Bagnolo afferma che il medico si basò sulle informazioni fornite dalla paziente, che non menzionò la febbre persistente. Sonia Paradiso, madre di Ilaria, ricorda la figlia con affetto, descrivendola come una giovane piena di sogni e passione per la vita.