Alla domanda, i minori hanno rotto il silenzio che per anni era stato la loro prigione emotiva, rivelando l’intera portata dell’accaduto. Hanno rivelato di essere stati oggetto di atti di natura intima da parte della donna che li aveva messi al mondo. I fatti sono avvenuti nel crotonese la responsabile sarebbe una donna di 42 anni.
La loro testimonianza ha dipinto lo scenario di una convivenza scandita da una perenne oppressione, dove la figura materna usava la sua posizione di potere per imporre la sua volontà in modo inimmaginabile. Le indagini successive, condotte per confermare il racconto straziante, hanno purtroppo trovato riscontro in ogni dettaglio.
Il quadro accusatorio si è consolidato, inchiodando la donna alle sue responsabilità nei reati e crudeltà.Il processo si è concluso con la richiesta di una pena severa e con il riconoscimento della gravità inaudita dei fatti, la cui natura è tale da colpire l’infanzia.
La risposta dello Stato, ferma e definitiva, è arrivata con la condanna: la madre è stata sanzionata a otto anni di reclusione, per aver violato e leso i diritti fondamentali dei suoi stessi figli. Questa sentenza non è soltanto la condanna di un singolo individuo, ma rappresenta un segnale chiaro contro questi comportamenti domestici che violano i diritti di chi non può difendersi, ponendo fine a un incubo durato troppo a lungo.
I bambini, trovando il coraggio di parlare, hanno potuto denunciare quanto subito durante colloqui protetti con i servizi sociali locali. Questi preziosi racconti, raccolti e documentati con la dovuta attenzione e sensibilità, hanno rappresentato la base fondamentale per l’avvio dell’indagine penale. Le dichiarazioni dei minori, pur se bruttissime e difficili da esternare, hanno fornito agli inquirenti la ricostruzione dettagliata degli eventi.