
La rabbia verbale di Matteo Salvini mirava dritta al cuore di un incarico di massima responsabilità internazionale. La destinataria di quelle parole, pronunciate durante la trasmissione di Rete 4, era la diplomatica italiana Francesca Albanese.Albanese ricopre un ruolo di altissima delicatezza: è la relatrice speciale dell’Onu per i diritti umani nei Territori palestinesi.
Ed è proprio la sua posizione a rendere il tutto una questione nazionale.Il leader della Lega ha espresso un “forte dissenso” verso le dichiarazioni rilasciate dalla funzionaria nel corso del suo mandato. Un dissenso talmente radicato da ritenere la relatrice incompatibile con l’idea stessa di rappresentare la Nazione.
La contestazione nasce dunque da un confronto profondo. Le sue affermazioni, che dovrebbero mantenere un equilibrio istituzionale, sono finite per scontrarsi con la percezione e la linea politica del governo.

Per Salvini, intervenuto in modo perentorio, l’unica conclusione logica a questo punto è l’immediato passo indietro. Una mossa politica che non ammette repliche o ambiguità.
La richiesta di dimissioni è stata l’epilogo di un confronto serrato. Nel corso dell’intervento, Salvini ha definito le dichiarazioni di Albanese come “sciocchezze” e “dichiarazioni di rara forza”, sottolineando che tali affermazioni non possono essere avanzate a nome del popolo italiano. Ha inoltre collegato le parole della relatrice alle recenti azioni compiute da gruppi riconducibili ai centri sociali, che hanno danneggiato una redazione giornalistica ovvero quella de La Stampa un atto che ha davvero pesato sul nostro Paese.
Con fermezza, Salvini ha concluso chiedendo le dimissioni immediate di Albanese: “Se questa signora avesse dignità, si dimetterebbe stasera stessa dall’incarico all’Onu, perché non rappresenta me e gli italiani per bene”. La sua affermazione ha suscitato reazioni immediate e acceso il dibattito politico.